N.37 - Un anno di scuola ricco e impegnativo

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L’anno scolastico volge al termine. Meno male: è il commento di molti. Anche se ci sono ancora alcune scadenze importanti: gli scrutini, gli esami conclusivi della secondaria di primo e secondo grado, l’attribuzione del bonus, la valutazione dei docenti neo immessi, i corsi di recupero con annesse verifiche e scrutini, qualcuno è anche impegnato nelle correzioni delle prove dei concorsi, in qualche scuola proseguono le attività dell’alternanza scuola lavoro… Allora le agognate ferie non sono ancora proprio dietro l’angolo, se non per alcuni fortunati. E poi dicono che gli insegnanti hanno tre mesi di vacanza!

Parafrasando Hobsbawn quello che va a concludersi non è stato certamente un anno “breve”. Non è stato un anno breve perché le scuole sono state investite da una vera e propria serie di novità che si sono aggiunte alle attività didattiche, ai progetti, insomma a tutto quello che ha sempre caratterizzato l’offerta formativa di un istituto.

Molti dei nuovi impegni sono conseguenza dell’entrata in vigore della legge 107: l’arrivo dei docenti del potenziamento e il loro coinvolgimento nell’attività delle scuole; il lavoro di riflessione ed elaborazione del Piano triennale dell’Offerta Formativa; l’attività dei comitati di valutazione per la definizione dei criteri per l’attribuzione del bonus docenti; la sperimentazione dei nuovi modelli di certificazione delle competenze nel primo ciclo; l’avvio dei percorsi di alternanza scuola lavoro nelle modalità nuove che coinvolgono tutta la scuola superiore; e poi la revisione dei Rapporti di Autovalutazione, le visite dei Nuclei esterni, l’avvio dei Piani di Miglioramento; i nuovi organici e le nuove modalità di chiamata per il prossimo anno… Insomma, possiamo davvero dire che la scuola è stata travolta da una serie di adempimenti, nuovi, gravosi e molto spesso con scadenze ravvicinate.

Certamente in molti casi le scuole hanno piuttosto subìto questa situazione, e forse è prevalsa più la preoccupazione di adempiere ai doveri nel rispetto dei tempi. È anche vero che in molte scuole le novità hanno costretto a porsi nuove domande e a trovare risposte convincenti. Cosa ha fatto la differenza? La capacità, la buona volontà, l’impegno di dirigenti e docenti per riuscire a dare un senso, una prospettiva reale, una utilità a situazioni che il MIUR, al di là di molta retorica ed annunci, ha dato l’impressione di essere in grado solo di scaricare sulle scuole.

Due esempi su tutti.
L’arrivo dei docenti del potenziamento, una opportunità tanto attesa dalle scuole visto che da anni si parla di organico potenziato e che introduce non poche novità in termini di flessibilità nelle procedure di chiamata, ha creato in realtà non pochi problemi, sia perché i docenti assegnati avevano in genere profili diversi da quelli che le scuole avevano richiesto, sia per i tempi (da dicembre in poi), sia per i modi (possibilità di accettare la nuova sede, oppure di optare per quella di servizio, ecc.); questa situazione di confusione e a volte di improvvisazione è stata gestita, seppure in emergenza, dalle scuole davvero come occasione per intervenire su innovazione metodologica, potenziamento, progetti, ecc. Una procedura più chiara, rispettosa dei tempi della scuola, più aderente alle esigenze delle diverse realtà avrebbe dato una valenza diversa, ma la risposta vera è quella arrivata dal basso.

La definizione dei criteri per la valorizzazione dei docenti per l’attribuzione del bonus. Anche qui una piccola novità in termini quantitativi, ma un primo piccolo passo nella prospettiva da tanti auspicata d’una reale costruzione di carriere diverse tra i docenti e di un riconoscimento del merito e dell’impegno. Ma cosa è accaduto? Innanzi tutto la situazione politico-sindacale per lo più ostile che ha accompagnato questa nuova iniziativa, l’incertezza sulle risorse a disposizione delle scuole, i tempi mai chiariti, i dubbi di natura giuridica, hanno spesso creato una situazione di confusione, un clima di scontro tra presidi accusati di voler imporre metodi discrezionali e personalistici di valutazione e di premialità e docenti accusati di voler difendere lo status quo in cui responsabilità ed impegno sono riconosciuti a parole ma non hanno conseguenze nè sulla carriera né sulla progressione stipendiale; un rimpallo che spesso ha paralizzato le scuole. Eppure in questa situazione i comitati sono stati eletti, anche con la presenza di genitori e studenti; soprattutto hanno iniziato a lavorare, spesso con il contributo di documenti e proposte anche provenienti dalle associazioni (vedi il documento di Diesse), e si è aperta una riflessione, in tanti casi nuova, su temi importanti: cosa fa la qualità di una scuola? Chi è il buon insegnante? Qual è il valore aggiunto e come si può riconoscere e valorizzare? Anche qui, dunque, nella quasi totale assenza del Ministero (anzi con iniziative di alcuni USR che hanno piuttosto alimentato la confusione), le scuole, nella loro autonoma responsabilità, hanno cercato di definire criteri, hanno prodotto documenti e schede; insomma, si è cercato di riportare l’attenzione sul cuore della vicenda.

Abbiamo documentato in questi mesi la ricchezza di iniziative che l’associazione ha promosso in tante parti d’Italia, nate solo dalla passione per l’insegnamento e per l’educazione dei bambini e dei giovani di tanti insegnanti, nei più svariati contesti.

È a questa ricchezza di esperienze, a questa passione, a questo desidero di proporre un’ipotesi che introduca i giovani alla realtà, che stanno sotto gli occhi tutti, che tutti siamo chiamati a guardare. Cosa risveglia i giovani dalla passività e dal disinteresse, ci chiedevamo a Bologna, nell’ottobre scorso; e nell’intervento che ha segnato il file rouge dell’anno, Julian Carrón ci ricordava che è solo la presenza di un adulto che guarda in un certo modo alla realtà, cioè al proprio mestiere, agli studenti, al sistema scuola, che può riaccadere una avventura educativa. Ci siamo aiutati a guardare e per questo ci siamo sostenuti e abbiamo sostenuto la passione di tanti colleghi. Da questo vogliamo ripartire per il prossimo anno.