N. 7 - A proposito di scioperi e di cambiamenti reali

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L’ultimo mese di scuola ha visto l’avvicendarsi di molte assemblee sindacali e l’indizione di parecchi scioperi del comparto scuola da parte della quasi totalità delle sigle del Belpaese: quali le ragioni che avrebbero dovuto mobilitare il mondo scolastico? Quali gli scopi da raggiungere? Cui prodest investire su azioni di sciopero in questo delicato momento?

Poiché in molti, durante l’impegno quotidiano nelle classi, ci siamo quantomeno posti queste domande, proviamo a tratteggiare alcune riflessioni ragionevoli. In primis: in questi mesi in cui l’evoluzione pandemica porta alunni e proff. a rimodulare spesso le attività didattiche, a causa di contagi a macchia di leopardo che obbligano alla DAD e alla DDI, introdurre altre giornate di riduzione o di sospensione delle attività danneggia gli studenti, i quali già nell’ultimo anno vivono una fatica e un disagio maggiori rispetto al periodo stesso del lockdown, come emerge dai dati e dalle considerazioni di tanti specialisti, e come è emerso dagli interventi dello scorso ottobre durante il primo incontro della Convention. Da professionisti ed educatori non possiamo sottovalutare questo scenario e ci domandiamo se lo sciopero non debba essere considerato come ultima ratio da adottare di fronte ad una impossibilità di confronto.

Approfondendo poi l’aspetto sindacale, le motivazioni dell’ultimo sciopero tenutosi lo scorso 10 dicembre - che avrebbe dovuto rappresentare un successo importante da presentare al Governo, ma ha riscontrato un 5% circa di adesione tra la popolazione docente - sono le più disparate: dalla richiesta di assunzioni immediate per D.S. e personale ATA, alla creazione del ruolo unico docente; dall’introduzione di lingua araba, russa e cinese nelle scuole superiori al rinnovo del CCNL sotto il profilo normativo e retributivo; dall’obbligo formativo del personale al dimensionamento delle autonomie scolastiche; dall’introduzione dell’obbligo vaccinale alla riduzione degli alunni per classe; e tanto altro ancora… Davanti a questo poutpourry di ragioni viene il dubbio che, nel momento in cui le prossime decisioni del M.I. tocchino qualcuno di questi punti, i sindacati se ne arroghino il merito, usandolo come propaganda per le prossime elezioni di rinnovo delle rappresentanze sindacali di scuola (RSU).

Ma una questione ancor più importante è se lo sciopero oggi rappresenti un modus pertinente ed adeguato alle urgenze e alle rivendicazioni del mondo della scuola e non piuttosto un rito anacronistico e stanco, che finisce per non interessare neanche chi vorrebbe provare a mettere in campo proposte diverse da quelle in atto oggi nella scuola. È sotto gli occhi di tutti da tempo, in generale, uno scollamento dei sindacati dalle varie categorie di lavoratori che essi dichiarano di rappresentare, che denuncia una sorta di fallimento di questo corpo intermedio. Purtroppo ciò è misconosciuto dal mondo del sindacato scuola, che da un lato persevera e "tira dritto" coi suoi programmi senza interrogare esaustivamente la scuola, dall’altro propone assemblee spesso disertate.

Con ciò non si vuole concludere con una prospettiva di immobilismo, pensando che non sia possibile cambiare gli aspetti che non funzionano, ma si vuole sollecitare ciascuno a trovare strade più efficaci per approdare ad alcuni cambiamenti necessari: anzitutto la forza dei docenti è rinnovare dal basso, lavorare insieme per perseguire obiettivi di miglioramento dell’esperienza educativo-didattica da percorrere assieme ai propri studenti. In questo senso apre un varco l’esperienza delle associazioni professionali come la nostra, o dei Forum regionali – e nazionali – che riuniscono chi lavora con e per i giovani allo scopo di interloquire con le istituzioni e ridurre lo scollamento tra esse e la scuola reale, fatta di classi superaffollate e alunni dai mille disagi, di intelligenze misconosciute e di abbandoni intollerabili… Non pare che in questa circostanza le centrali sindacali abbiano davvero ascoltato le esigenze dal basso.

A nostro avviso può risultare vincente saper sfruttare insieme, come piccolo gruppo, come collegio di docenti o come reti di scuole, le opportunità insite nell’autonomia scolastica, sia a livello didattico (ad esempio la programmazione delle attività di educazione civica, piuttosto che la progettazione disciplinare o trasversale), sia a livello organizzativo e strutturale (ad esempio qualche scuola ha usato i fondi straordinari destinati ad adeguamenti per Covid istallando impianti di aereazione delle aule anziché acquistare banchi con le rotelle o tablet per tutti gli alunni), ma anche nella definizione di scelte strategiche di carattere generale di cui il PNRR dovrebbe tener conto, come ad esempio procedure diverse di reclutamento dei docenti o destinazioni delle risorse.