Gennaio 2011

Un giorno arriva una lettera… La apro con trepidazione. Una mia ex-alunna mi invita a presenziare alla cerimonia di premiazione per aver ottenuto un eccellente risultato al termine della scuola secondaria di primo grado; ringrazia me e gli altri insegnanti per averla aiutata a crescere ed a maturare. Provo un sentimento di gioia e di compiacimento. Ricordo con emozione il suo impegno, la sua partecipazione attiva, il suo interesse nei confronti delle varie proposte della scuola, la sua disponibilità a collaborare con i compagni più deboli. Partecipo alla cerimonia e vivo con lei ed i suoi familiari un momento molto emozionante: gli amministratori locali, nel consegnare un premio, valorizzano i ragazzi che hanno dedicato molto del loro tempo allo studio con esiti brillanti. Mi racconta dei sentimenti di orgoglio e soddisfazione provati durante la bella esperienza vissuta all’evento organizzato dalla regione Lombardia: una manifestazione voluta dal presidente della regione per premiare e ringraziare gli studenti delle scuole lombarde, statali e paritarie, che hanno ottenuto ottimi risultati nell’anno scolastico precedente e per incoraggiarli a proseguire su questa strada.
E il pensiero va ad alcuni ex-alunni eccellenti che mi tengono informata dei loro piccoli e grandi successi.
Katiuscia¹ ormai ha scelto la sua strada, ha deciso di vivere lontano, in un piccolo paese alpino dove svolge un lavoro, diverso da quello per cui si era specializzata, che le lascia il tempo per dedicarsi alla passione per la montagna e mi scrive periodicamente una mail per farmi sentire partecipe della sua vita e dei suoi interessi.
Mauro ogni tanto passa a scuola a trovarmi, mi parla dei suoi progressi, mi informa di aver conseguito la laurea triennale e poi quella specialistica, mi comunica che ha superato il test per l’ingresso al dottorato di ricerca.
Elena era un po’ scettica prima di iniziare la scuola superiore; pur avendo ottenuto il massimo voto all’esame di terza media, non era convinta delle sue capacità e pensava di non potercela fare; poi, dopo aver ottenuto buoni risultati ed essere stata incoraggiata anche dai docenti del liceo, ha proseguito il suo percorso scegliendo in modo più consapevole la facoltà universitaria.
Valeria ha dimostrato durante gli anni della scuola media di possedere, oltre alle ottime capacità in ambito cognitivo, anche una sensibilità particolare verso il suo prossimo, confermata dalla scelta degli studi finalizzati ad una preparazione specifica in ambito sanitario.
Sandro è molto orgoglioso di farmi sapere, attraverso il fratello che ancora frequenta la scuola media, che i suoi professori gli hanno fatto i complimenti per le abilità di analisi e di ragionamento che ha sviluppato durante gli anni precedenti.
Ma non posso esimermi dal ricordare i ragazzi e le ragazze con disagio cognitivo e/o affettivo-relazionale che hanno ottenuto valutazioni non ritenute brillanti ad un’analisi esterna, per me e per altri insegnanti, al contrario, eccellenti in quanto raggiunte con fatica e sacrificio. Forse anche loro meriterebbero una certa riconoscenza da parte della società per la caparbietà con cui hanno assolto ai loro doveri scolastici. Penso a Silvia, che ha vissuto i tre anni delle medie dovendo sempre difendersi dalle compagne che non capivano la sua disabilità; a Luca che, per difficoltà di salute, non sempre ha potuto frequentare la scuola con continuità; a Franca, che ha saputo esprimere la sua personalità non a parole ma solo attraverso il linguaggio artistico; ad Enrico, che ha sostenuto brillantemente le prove orali all’esame di terza media presentando un modellino concreto da lui costruito; a Sergio, che quando mi incontra, si ferma per raccontarmi quanto il suo lavoro lo abbia aiutato a superare le insicurezze che aveva a scuola…
Sarebbe bello che anche per loro ci fosse un premio speciale!
¹I nomi sono di fantasia