Dicembre 2011

Ho appena letto il Question Time n° 3 del novembre 2011 dal titolo “Progettare? Che cosa e perché?” pubblicato nel sito di Diesse; mi colpisce molto la conclusione che condivido pienamente:“È allora importante la progettazione dei percorsi di insegnamento (di un mese, di un anno, di un intero corso) nella misura in cui insegnanti di diverse discipline o attività, liberamente, individuano per le classi loro affidate dei passi nel cammino nella conoscenza che non sono artificiali, ma coincidenti proprio con aspetti della realtà che sono intesi nella loro unitarietà, perché organici ad un senso che in questo modo si rende più prossimo.”
Ripenso al mese di settembre quando, nel periodo precedente l’inizio delle lezioni, noi docenti ci siamo riuniti e abbiamo pensato ai “progetti”. Ci siamo chiesti se sarebbe stato possibile mettere in atto le nostre idee e riproporre le attività già sperimentate in passato. Molte sono le opportunità che sono arrivate anche da agenzie del territorio ed ognuna poteva essere utile alla crescita culturale degli studenti. Abbiamo dovuto compiere delle scelte esprimendo tutta la nostra professionalità, rinunciando a qualche proposta in favore di altre, forse meno “piacevoli”, ma più adeguate alla formazione dei preadolescenti. Questo perché le risorse, sia in termini di tempo, che di personale che di tipo economico, ora sono veramente poche! Non è facile operare questi “tagli” perché si rischia di perdere di vista lo scopo della scuola: insegnare, cioè istruire ed educare, attraverso le varie discipline che però devono convogliare verso finalità comuni mediante percorsi pluri e interdisciplinari. Ora, riflettendoci, come mi sento? Sconfortata. Nei mesi successivi ci siamo riuniti ancora ma non siamo riusciti a trovare altri spiragli per poter programmare percorsi che fossero il risultato di una condivisione di intenti e di metodo! Ci vuole tempo per poter discutere, scambiare opinioni, cercare informazioni, costruire un progetto e, purtroppo, sono pochi i momenti di incontro. Come è possibile progettare in queste condizioni? Cosa si chiede agli insegnanti? Quali risorse vengono loro offerte affinché siano disposti a dedicare più tempo alla elaborazione di percorsi comuni?
Che nostalgia degli anni passati: allora, con il tempo prolungato, avevamo la possibilità di organizzare più iniziative e tutte, nessuna esclusa, avevano permesso di sviluppare le capacità degli allievi!

Ho un sogno: vorrei che noi docenti potessimo mettere in campo tutte le nostre potenzialità; che ci fosse data l’opportunità di vivere intensamente la nostra professione; che potessimo davvero perfezionare la qualità del nostro insegnamento, soprattutto attraverso una maggior condivisione di intenti finalizzata ad una migliore comprensione del reale. E ciò sarebbe possibile solo avendo più momenti di incontro e di confronto, al di là delle ore di insegnamento e di quelle stabilite nel Piano Annuale delle Attività (secondo me troppo poche), che non tutti sono disposti a condividere senza un adeguato riconoscimento (non solo economico!).
Chissà se un domani verranno proposti interventi legislativi adeguati…
Ricordo di aver letto un documento di G. Zavalloni dal titolo “La scuola che vorrei…”, pubblicato da educare.it, nel quale viene indicato il seguente suggerimento che sostengo totalmente: “Preparare i materiali per le lezioni, correggere i compiti, aggiornarsi, documentare il lavoro didattico, redigere progetti, mantenere contatti… Eppure l’opinione pubblica è convinta che maestri e professori lavorino 22 o 18 ore alla settimana. L’orario settimanale (da svolgere nelle quasi totalità a scuola) dovrebbe essere di 30 ore la settimana, da suddividere in 16 di insegnamento e 14 di tutto il resto. E con questo orario dovrebbero essere eliminate due grosse problematiche della scuola: le sostituzioni per supplenze (che a questo punto dovrebbero essere praticamente tutte interne) e tutta la questione del cosiddetto “fondo di istituto” che serve per le cosiddette ore aggiuntive …”