Ripensare la funzione docente: riflessioni, domande, spunti

Durante il mese di novembre ho vissuto momenti di grande sconcerto.
Sono stata tentata di aderire allo sciopero del 24 novembre u.s. perché, come ben diceva il volantino di Diesse Lombardia, avevo colto, nella proposta di innalzare l’orario di insegnamento a 24 ore, poco rispetto verso la dignità professionale del docente. Da tanto tempo non ero così in crisi: la proclamazione degli scioperi degli ultimi anni mi aveva sempre visto scettica e per nulla propensa a condividerne le motivazioni, ma in tale occasione….
In quei giorni ripensavo al mio impegno quotidiano che certamente va oltre l’orario settimanale di lezione in aula con gli studenti. Le ore dedicate alla scuola - oltre a quelle stabilite da contratto per le Attività funzionali all’insegnamento e inserite nel Piano Annuale delle Attività predisposto ogni anno dal Dirigente prima dell’inizio delle lezioni e deliberato dal Collegio dei Docenti - sono davvero molte: per aggiornarmi (ai corsi specifici e/o sui testi e/o su Internet) sulle strategie didattiche; per programmare (stendere i piani di lavoro disciplinari in base alla situazione di partenza di ogni singola classe); per adeguare le attività alle esigenze di diversificazione (presenza nelle classi - più numerose del passato - di ragazzi eccellenti, normodotati, D.S.A., diversamente abili…); per rivedere le verifiche degli anni precedenti al fine di strutturarle in modo graduato ed accessibile a tutti; per correggere le prove prestando attenzione ad ogni singolo elaborato e poter fornire adeguate indicazioni a ciascun studente…. Certo, tutto ciò rientra negli adempimenti individuali indicati nella Funzione docente che nel contratto (art. 26 - 29), a differenza di quelli a carattere collegiale, non sono quantificati. Ma quante sono le ore dedicate alla Funzione Docente? Come “contarle” visto che vengono svolte per lo più in modo individuale? Come verificare se gli insegnanti di tutte le discipline vi dedicano lo stesso tempo? E cosa dire dei docenti che si sentono più sotto pressione in quanto devono preparare i loro studenti ad affrontare in modo consapevole le prove I.N.Val.S.I. (per italiano e matematica) e quindi riconvertire le loro modalità di insegnamento per essere in linea con le richieste che provengono dal mondo della ricerca (per matematica - secondo la mia esperienza personale - è davvero un carico fortissimo in quanto i ragazzi, per poter risolvere i quesiti, devono imparare a riflettere sui processi, ad argomentare e a motivare le loro scelte più che ad applicare in modo meccanico le procedure)?
In preda a questi pensieri e, come dicevo, piuttosto sconfortata, stavo davvero meditando di partecipare alla mobilitazione ma… il 13 novembre u.s. ho letto il comunicato di Diesse e mi sono rincuorata! In esso si formula “una proposta che attraversa e va oltre la protesta che inevitabilmente colpisce studenti e famiglie” che approvo e sottoscrivo. Ho inoltre apprezzato molto la frase, presente anche nel Manifesto Diesse,: “…ci piace insegnare, desideriamo una scuola di qualità…”. La rilettura dell’editoriale di novembre di DidatticaOnLine ha rinforzato le mie motivazioni per cui ho deciso di non aderire allo sciopero, ma di continuare a dare dimostrazione del mio amore per l’insegnamento nel lavoro di tutti i giorni!
In rete ho trovato diverse dichiarazioni a favore o contro lo sciopero; un altro documento molto interessante, redatto da ADi, Associazione Docenti Italiani, ha attirato la mia attenzione. Condivido l’osservazione esplicata nella frase seguente: “L’ADi considera che la professione si pratichi ed evolva nelle relazioni fra le persone, attraverso la costruzione di un forte capitale sociale. Questo comporta un ripensamento e una diversa strutturazione dell’orario di lavoro, in termini di onnicomprensività, capace di consentire più scambi con i colleghi e più disponibilità verso gli studenti”.
Sono convinta che le Associazioni degli Insegnanti molto possono fare per riqualificare la nostra figura professionale ed è per questo che ritengo importante che ciascuno di noi docenti vi aderisca e vi partecipi in modo attivo, proporzionalmente alle proprie disponibilità di risorse e di tempo (oggi il WEB offre molte opportunità anche da un paesello di provincia, come nel mio caso).
Se davvero i professori faranno sentire la propria voce e le loro proposte, se davvero interverranno nel dibattito culturale attraverso una presenza concreta e costante testimoniando la loro competenza nel quotidiano, allora sarà possibile che il sogno di avere una scuola di qualità si avveri…
Lo spero con tutto il cuore!