Una Task Force per il tedesco

Recentemente si è tenuto a Napoli il 12 e il 13 novembre un convegno italo tedesco alla presenza dei ministri Fornero e Profumo e del ministro del Welfare tedesco Ursula von der Leyen.

Nel memeorandum che i rispettivi ministri del lavoro e dell'istruzione hanno formato si prevede lo stanziamento di 140 milioni di euro per il potenziamento dello studio della lingua tedesca. In effetti i numeri dello studio di questa lingua in Italia sono sconfortanti.
Negli ultimi 10 anni si è assistito ad una costante diminuzione dell’insegnamento del tedesco, dovuto ad un aumento dell’interesse per la lingua spagnola che ha fatto da padrona anche nei confronti del francese.

Negli ultimi anni però si è verificata una spinta verso l’insegnamento di questa lingua, che ha avuto le più importanti manifestazioni nei due Dossier per l’insegnamento del tedesco, da parte del URL Lombardia: “Perché studiare il tedesco? Dossier informativo n.1 del giugno 2011 e n. 2 del gennaio 2012, a cura diG. Langé e R.Scifo. Numerosi sono stati gli incontri che si sono svolti in particolare nelle regioni del nord d’Italia.
Ora questo importante evento segna una svolta ancora più decisa da parte della Germania nella sua richiesta di reintrodurre e diffondere lo studio del tedesco.

Non vogliamo qui dilungarci su analisi del perché di questo abbandono, ma piuttosto chiederci perché è opportuno prendere seriamente in considerazione questa richiesta .
Il dossier sopra citato ci offre diverse motivazioni certamente valide :

  1. Per l’importanza delle relazioni commerciali tra la Germania e altri paesi in cui si parla la lingua tedesca (Austria, Svizzera, Liechtenstein) e l’Italia. La Germania è il primo partner commerciale dell’Italia secondo i dati Istat. Il 26% delle importazioni annuali e il 21% delle esportazioni annuali della Lombardia si svolgono con paesi di lingua tedesca. Molte imprese tedesche hanno filiali in Italia: ad esempio in Lombardia sono presenti le filiali della Bosch, Siemens, Porsche, Mercedes Benz. Lo studio del tedesco, risponde, quindi, alle esigenze economiche e occupazionali presenti in Italia.
  2. Per il ruolo svolto dalla Germania nell’industria del turismo italiano.
    In base ai dati Istat i turisti in Lombardia provenienti dalla Germania e dai paesi di lingua tedesca sono al primo posto con una percentuale del 55% rispetto al resto d’Europa e del 32% sul totale delle presenze da tutto il mondo;
  3. Per offrire agli studenti l’opportunità di apprendere questa lingua straniera che rappresenta uno strumento privilegiato e strategico per accedere al mercato del lavoro;
    È dimostrato che ogni apprendimento linguistico, iniziato a scuola, viene continuato con maggiore facilità nelle fasi successive della vita. Senza un sostegno scolastico è difficile accostarsi allo studio del tedesco;
  4. Per permettere agli studenti di rafforzare le abilità logiche, trasversali a tutte le discipline, oltre che alla lingua madre e alle altre lingue straniere. La struttura profonda della lingua tedesca aiuta la riflessione formale, lessicale e morfosintattica;
  5. Per rispondere alla richiesta di competenze plurilingui, condivisa e promossa da tutte le istituzioni europee, quale valore di crescita individuale, economica e sociale;
  6. Per il ruolo che la lingua tedesca svolge in Europa: dopo l’inglese (38%), il tedesco (14%) è la lingua più parlata in Europa. Chi parla tedesco può comunicare con oltre 100 milioni di persone.


Qualcuno potrebbe osservare che sono motivazioni facilmente attribuibili allo studio di qualunque lingua, in tempi e periodi storici diversi. E su questo punto vale la pena soffermarci e riflettere.

Che la lingua tedesca sia in questo momento importante per le opportunità che offre è innegabile, ma certamente i valori formativi e culturali non sono mai cambiati. Che il nostro sistema scolastico si basi sul principio che la famiglia possa scegliere quali lingue debba studiare il figlio è certamente ammirevole, ma ciò potrebbe anche portare a scelte non sempre consapevoli, generate da un semplice “ fan tutti così” o “è la lingua più parlata nel mondo” più basate su un passa parola che su dati certi. La famiglia dovrebbe essere per lo meno informata di cosa significhi scegliere una lingua piuttosto che un’altra, di quali opportunità queste offrono. E qui entra in campo la scuola che deve dare indicazioni alle famiglie, come sta accadendo con la lingua tedesca. I dossier sopraccitati hanno dato dignità e reso oggettivi intuizioni che alcuni insegnanti di tedesco e non avevano già da tempo. La riduzione dello studio del tedesco ha portato a chiarire i motivi positivi per scegliere questa lingua, così come certamente ci sono motivazioni per ogni lingua che deve però essere anche contestualizzata, vista all’interno dell’ambito in cui uno vive e della spendibilità in ambito lavorativo e di formazione universitaria.
In una scuola sempre più a confronto con le scuole europee e sempre più immersa in un mondo globalizzato resta comunque fondamentale porsi la questione dello studio di più lingue straniere, anche contemporaneamente, rifiutando inutili competizioni fra lingue: la più parlata, la più facile, la più spendibile e così via. Ciò implica però un’equa e controllata suddivisione fra le lingua affinché tutte possano mantenere la loro presenza all’interno della scuola italiana, senza rischiare, come al tedesco , di diventare una lingua in via di estinzione.