Digitale tra opportunità e perplessità

Entro in classe e Marzio mi chiede “Andiamo in “aula computer”, prof.?” È una domanda che ultimamente mi pongono gli allievi quando sanno che in quell’ora abbiamo la possibilità, secondo i turni che sono stati stabiliti, di effettuare qualche attività con l’utilizzo dell’Amico elettronico. Non a caso uso questo termine... Anni fa (vedi Diario di novembre 2013) ho così denominato un laboratorio opzionale del Tempo Prolungato. Si fornivano concetti di base sull’hardware, sui sistemi operativi, su Internet e si utilizzavano vari software (elaboratore di testi, foglio di calcolo ed applicazioni che consentivano di creare notiziari, opuscoli, volantini e semplici documenti multimediali). Era un progetto finalizzato a fornire informazioni sui possibili usi dell’informatica nel quotidiano durante il quale venivano svolte semplici esercitazioni operative e i contenuti avevano poco a che fare con le materie di studio curricolari.

Oggi è diverso: il suo uso è finalizzato a supportare la didattica disciplinare fornendo motivazioni più stimolanti. Quando lo ritengo opportuno (e non quando lo desiderano i ragazzi...) utilizzo il PC (in molte delle sue diverse potenzialità) per integrare la trattazione di un particolare argomento (di matematica o di scienze). Molteplici sono le possibilità in questo senso. In aula e a livello collettivo: proporre di risolvere una situazione problematica presentata attraverso la visione di un video con la LIM; mostrare alcuni concetti chiave con slides o con l’applicazione specifica per la lavagna interattiva sulla quale è possibile effettuare anche molte esercitazioni; svolgere attività interattive inserite negli e-book; ricercare informazioni, immagini e video sul WEB. Nel laboratorio informatico, dove vi sono tante postazioni con computer quanti sono gli allievi di una classe: fornire indicazioni di lavoro agli alunni che poi producono files di vario genere.

Nel corso degli anni mi sono accorta che è necessario individuare varie strategie per far sì che l’apprendimento sia davvero efficace e, soprattutto, solido. Gli studenti sono entusiasti di lavorare con il computer e “si divertono” a realizzare i documenti richiesti. Ma, ad una verifica successiva, si rileva che non sempre interiorizzano i contenuti e conseguono stabilmente abilità e, tanto meno, competenze! È necessario affiancare metodi più tradizionali che aiutino i discenti a comprendere e quindi assimilare sia i concetti che le procedure. L’insegnante deve, perciò, stimolare gli allievi a riflettere sul lavoro svolto attraverso la stesura di relazioni e/o di diari di bordo; a studiare in modo consapevole sui testi; a costruire schemi e mappe di sintesi; a consolidare le procedure (anche se qualche volta con esercitazioni ”noiose”- come spesso dicono gli allievi!). Una prima prova, in genere strutturata, potrà testare se l’argomento è stato recepito e, in seguito, sarà possibile proporre attività (anche al PC) che verifichino l’avvenuta acquisizione di competenze.

Comprendo quindi le perplessità espresse da vari autori (in particolare invito a leggere un articolo che riporta il pensiero del dott. Roberto Casati) sull’uso indiscriminato delle tecnologie. Sono comunque convinta che non vi si possa rinunciare e concordo con quanto asseriscono gli autori di un libro recensito da un redattore di ADi (Associazione Docenti e Dirigenti scolastici italiani): Il digitale è un’occasione per la scuola... a patto di sapere come utilizzarlo.

Nel momento in cui miliardi di esseri umani dispongono di un cellulare, la cui potenza è superiore a quella dell’informatica che ha permesso di andare sulla luna, non si può ignorare il balzo tecnologico che è avvenuto in questi ultimi vent’anni e con esso, le aspettative, le sfide, ma anche le opportunità che vengono offerte alla scuola”
. Per questo condivido l’intervento del ministro, on. Carrozza, quando afferma che l’educazione digitale è un tema trasversale alle diverse discipline scolastiche e non una materia specifica (spero si riferisca alle scuole primarie e secondarie di primo grado in quanto nell’istruzione di secondo grado è necessario considerare anche l’aspetto culturale oltre che strumentale) ed auspico che davvero si realizzi (anche se mi chiedo: con quali risorse?) ciò che ha scritto nell’Atto di indirizzo che individua le priorità politiche e le aree di intervento per la programmazione delle attività del MIUR per l’anno 2014: “L’Amministrazione intende modificare gli ambienti di apprendimento attraverso l’infrastrutturazione digitale delle scuole e l’integrazione delle tecnologie nella didattica.”