A proposito delle parole di Renzi e Giannini

Ho letto con piacere le parole pronunciate dal neo Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e dal neo Ministro dell’Istruzione, prof.ssa Stefania Giannini. Riporto i passaggi più significativi.
Renzi, nel suo discorso alla Camera il 24 febbraio scorso, ha dichiarato: “Da un lato si chiede di restituire valore sociale all’insegnante, e questo non ha bisogno di alcuna riforma, ma di un cambio di forma mentis. Non ha bisogno di denaro, riforme, commissioni di studio: c’è bisogno del rispetto che si deve a chi quotidianamente va nelle nostre classi e assume su di sé il compito struggente e devastante di essere collaboratore della creazione di una libertà, della famiglia e delle agenzie educative. Il compito di un insegnante è straordinario e in seguito, al Congresso elettorale del Pse a Roma il 1° marzo, “[l'Italia] “dovrà mettere ordine tra le sue priorità di riforma: ... quella gigantesca scommessa educativa, tecnologica sulla scuola a cominciare dal restituire agli insegnanti il valore che meritano''.

La prof.ssa Giannini, intervenendo in diretta a "Prima di tutto", su Radio 1, ha asserito che "La sfida vera è affermare il principio che gli insegnanti siano una figura fondamentale non solo nella scuola, ma nella società. Questo significa rivedere il contratto di lavoro ma non solo perché è pagato poco, ma perché non ha meccanismi premiali. Un lavoro di quella delicatezza, di quella importanza deve premiare il merito, deve valorizzare tutta quella grande fascia di insegnanti che si impegnano, che si aggiornano, e sopperiscono alle carenze strutturali”.

A loro esprimo il mio: “Grazie!” Anche a nome di tutti quegli insegnanti che:

  • entrano nelle aule, anche se stanchi e scoraggiati, con il sorriso sulle labbra e si rivolgono ai ragazzi con attenzione, delicatezza e sensibilità;
  • coinvolgono gli allievi con il dialogo, la discussione e la compartecipazione alle “lezioni”; li incoraggiano ad acquisire competenze e spirito critico senza incorrere nell’errore di “addestrarli” ed “addomesticarli” ma rendendoli riflessivi, autonomi e responsabili; aiutano tutti (anche i più fragili) nella costruzione del loro Progetto di Vita;
  • propongono attività stimolanti, operative, laboratoriali per affrontare in modo appassionante la costruzione del sapere ed organizzano gruppi di lavoro cooperativo per dare agli studenti l’opportunità di aiutarsi vicendevolmente e di condividere il proprio apprendimento;
  • pongono attenzione alle diversità tra gli studenti e si emozionano quando un allievo in difficoltà riesce ad assumere un ruolo da protagonista ricevendo l’encomio dai propri compagni o quando un alunno “eccellente” riesce ad esprimere appieno le proprie potenzialità;
  • preparano le “lezioni” cercando di trovare l’aggancio con la realtà ed il vissuto dei ragazzi; progettano le uscite didattiche organizzando tutte le varie fasi necessarie per la loro realizzazione; cercano di coinvolgere i colleghi nella predisposizione di percorsi interdisciplinari anche se ciò comporta un aggravio di impegno;
  • si preoccupano di costruire le verifiche in modo tale da permettere a tutti (anche ai più deboli) di raggiungere il successo; valutano per “valorizzare” e non per classificare, mortificare, punire;
  • si riqualificano leggendo testi di didattica e cercando di trasferire ciò che hanno assimilato nelle quotidianità; partecipano a corsi di aggiornamento (anche lontani da casa) con l’umiltà di imparare anche dalle esperienze altrui; studiano le opportunità che vengono offerte dalle nuove tecnologie per inserirle nel proprio piano didattico;
  • sono disponibili ad ascoltare le preoccupazioni espresse dei ragazzi anche al di fuori delle ore scolastiche fermandosi a chiacchierare con loro;
  • si confrontano con lo psicologo o lo psicopedagogista dell’istituto per meglio comprendere sia le problematiche di tipo affettivo-relazionale, sia quelle più prettamente legate all’apprendimento, soprattutto in presenza di allievi con BES;
  • offrono ai genitori la possibilità di avere colloqui anche in momenti non istituzionalizzati (nelle cosiddette “ore buche” durante le quali potrebbero andare a prendere un caffè o al termine delle lezioni prima di ritornare a casa per il pranzo);
  • e fanno molto altro ancora...

A loro raccomando: “Non ci deludete! Mantenete, per favore, le promesse fatte!”