Sulla questione del merito

Vorremmo ampliare la riflessione posta dall'editoriale sulla questione del merito, che sembra non essere accolto nella scuola perché - apparentemente - sembrerebbe essere di ostacolo ad un vero lavoro di squadra.
A tal proposito vorremmo portare due stralci di interventi, diametralmente opposti, sulla questione della collegialità e della libertà di insegnamento, lasciando ai lettori la riflessione conclusiva.
Ci pareva comunque importante far capire che, al di là di quanto abbiamo cercato di dire nell'editoriale, la questione è complessa e non vorremmo urtare la sensibilità di nessuno: volevamo soltanto mettere sotto la lente di ingrandimento un problema che non sembra esistere nella scuola, ma che - a nostro avviso - invece c'è e andrebbe valutato in tutti i suoi aspetti.

«[..] non si ha il coraggio intellettuale di mettere in discussione il tabù dello Stato gestore del sistema scolastico. Il tabù impone che lo Stato gestisca il sistema scolastico attraverso suoi funzionari, siano essi dirigenti di vario livello, insegnanti, amministrativi o bidelli. Si tollera così un mostro politico-burocratico (molto burocratico e poco politico) di dimensioni enormi che vive di vita propria ed è di fatto ingovernabile. Le prime vittime di questo mostro sono gli insegnanti e i genitori, la cui capacità educativa viene ridotta quasi all'impotenza. […]
Il lavoro degli insegnanti si svolge all'interno dell'ambiente scolastico, in stretta collaborazione con colleghi ed altre figure professionali presenti nella scuola. In particolare la collaborazione con altri insegnanti assume sempre più importanza man mano che cresce l'età degli studenti, dalla scuola materna alla scuola superiore. Il lavoro dell'insegnante è perciò per sua natura un lavoro di squadra. Ma qual è la situazione attuale? I collegi dei docenti, cioè l'insieme degli insegnanti che condividono la responsabilità di educare ed istruire gli alunni di una scuola, e i consigli di classe, formati dagli insegnanti che condividono la responsabilità di educare e istruire gli alunni di una classe, sono formati a caso o in base a dinamiche che poco hanno a che fare con lo scopo di una scuola. Gli insegnanti che ne fanno parte spesso hanno visioni del mondo e della professione molto diverse e di conseguenza i rapporti sono di estraneità, quando non sono apertamente conflittuali. Il dirigente scolastico per coordinare il lavoro di collegi di docenti e consigli di classe ha dalla sua solo la normativa burocratica e la sua autorità morale (quando c'è ed è riconosciuta). Non c'è da stupirsi se un lavoro delicato e molto impegnativo svolto in queste condizioni diventi particolarmente usurante e il singolo insegnante spesso si scoraggi». (F. Biasoni, Genitori e docenti, le prime vittime del Mostro)

«La libertà di insegnamento è un principio che non si discute, ma non deve essere confusa con l’individualismo e con la non volontà di confrontarsi e condividere le scelte educative.
Quante volte sentiamo docenti dire che se ne infischiano di quanto stabilito dal Collegio, dal Consiglio d’Istituto, dal dipartimento disciplinare, dal dirigente scolastico, dal Consiglio di classe, perché in nome della libertà d’insegnamento loro non devono rendere conto a nessuno? Purtroppo certi docenti esistono in ogni scuola è rappresentano la negazione del buon insegnante, che non ha compreso l’importanza del lavoro di squadra e del condividere con gli altri colleghi le proprie esperienze didattiche.
La scuola non si fa con l’individualismo didattico, isolandosi ed evitando il confronto costruttivo, ma con la condivisione dei valori formativi di ogni disciplina e con la definizione delle modalità attuative dei piani di lavoro disciplinari e anche interdisciplinari. La libertà d’insegnamento valore imprescindibile per ogni docente è troppo spesso utilizzato, da docenti insipienti e poco avvezzi al confronto disciplinare con gli altri colleghi, come pretesto per non condividere linee comuni programmatiche, la definizione di verifiche comuni per classi parallele, l’adozione di libri di testo comuni, la definizione di griglie di valutazione comuni.»
(da Lucio Ficara, Libertà d’insegnamento messa in discussione per l’insipienza di alcuni docenti)