Gli studenti valuteranno i docenti?

Fra le tante voci e anticipazioni rispetto ai Decreti attuativi sul documento renziano la Buona Scuola, hanno suscitato un certo scalpore le anticipazioni del Sottosegretario Faraone riguardo all'ipotesi di coinvolgere gli studenti - della scuola superiore - nel processo di valutazione dei docenti. Poiché la questione riguarda da vicino anche la didattica, ci è parso interessante offrire al lettore qualche informazione.

Ciò avverrebbe, secondo un metodo ampiamente usato nelle nostre università, attraverso un questionario riguardante la puntualità, la capacità espositiva, l'efficacia della didattica. A noi, francamente, tale proposta sembra eccessiva, dal momento che, una cosa è richiedere il parere degli studenti su alcuni progetti o sull'andamento organizzativo della scuola, altro è far diventare gli studenti un punto determinante della carriera (e dello stipendio) dei loro insegnanti.

È migliore l'insegnante peggiore per gli studenti
Poiché il mondo anglosassone fa ricorso da anni a tali strumenti, ha anche sviluppato una vasta letteratura a riguardo. In un recente articolo apparso su Orizzonte Scuola (link), a cui ci riferiamo in queste righe, si riporta l'esito di una recente indagine pubblicata su "Economics of Education Review" in cui si sostiene che il rendimento scolastico degli studenti è inversamente proporzionale alle valutazioni dei loro professori. Come dire, che i docenti classificati con voti più bassi dagli studenti, possono in verità risultare i migliori insegnanti.
Su un'altra rivista "Psychonomic Bulletin and Review", si legge che gli studenti danno voti alti ai docenti che mostrano confidenzialità e hanno carisma, ma che nessuna di queste qualità è correlata con le effettive conoscenze degli alunni. I docenti che, invece, hanno voti più bassi sono quelli i cui studenti mostrano risultati migliori nel lungo periodo.

Accattivarsi le simpatie degli studenti
D'altra parte, ben si capisce che, pur di alzare le valutazioni dei propri ragazzi, i docenti anglosassoni abbiano dovuto assumere atteggiamenti, come dire, più 'tolleranti, insegnando il minimo indispensabile e dando voti sostanzialmente positivi.
Un esperimento molto significativo è stato anche quello di un docente di Psicologia dello Sviluppo di una Università americana, che tra il primo e il secondo semestre è andato a lezione presso un consulente media per migliorare lo stile delle sue lezioni. Ha così imparato a modulare la sua voce, a gesticolare in un certo modo e così via. L'esito è stato che, nel secondo semestre, le valutazioni degli studenti sono state assolutamente superiori a quelle precedenti ed anche il libro scritto dal docente ha ottenuto giudizi migliori … benché fosse lo stesso!

Il rapporto docenti studenti
In realtà, e al di là di questi esempi, crediamo che la valutazione del docente sia molto complessa, come abbiamo scritto nell'editoriale. E se è vero che non occorre essere una persona capace di ipnotizzare e galvanizzare i propri studenti, e tantomeno porsi come il docente accentratore e attore; è pur vero - dall'altra parte - che il buon docente non è valutabile SOLO dagli esiti dei propri studenti. È evidente che si va a scuola per imparare: ma accanto alla scrittura e all'aritmetica, si impara anche a guardare la realtà, a rapportarsi con essa: e il buon docente è colui che insegna bene a scrivere e fare di conto, insegnando anche a rapportarsi al reale, cioè istruisce educando. E questo lo fa proponendo il proprio modo di rapportarsi al reale. Per questo, un buon docente è innanzitutto una persona appassionata. E questo nessun test può verificarlo…