DSA e Piani di Studio Personalizzati

Tra i neoassunti in ruolo nella fase C, tra i supplenti dei colleghi che se ne sono andati, tra le vacanze di Natale incombenti, la fine dell'anno scolastico è caratterizzata anche dalla compilazione (di solito richiesta entro il primo trimestre di scuola) dei PDP e PEI.
In particolare, in molte scuole tecniche (ma non solo) si allarga sempre più la presenza di alunni con sindrome legata alla dislessia evolutiva.


Non vogliamo certo qui entrare nel merito della questione, estremamente complessa, da tutti i punti di vista: ovvero dal punto di vista di che cosa si intenda per tale disturbo, oppure che cosa significhi compilare un PPD, o come rapportarsi concretamente in classe con un ragazzo affetto da tale disturbo specifico dell'apprendimento.


Va sottolineato però che la problematica sta sempre più diffondendosi e occorre vigilare perché le diagnosi non coprano altri disturbi (magari più complessi), dal momento che si tratterebbe di somministrare un farmaco 'sbagliato', cioè una serie di misure dispensative e compensative, che sicuramente andranno a migliorare il disturbo della dislessia (o della disortografia o disgrafia o discalculia), ma che potrebbe non colpire il male primario, anzi potrebbe essere controindicato.


Molti, infatti sono gli studi che, negli ultimi anni, hanno sottolineato che, non raramente, i disturbi dei ragazzi DSA hanno origine in situazioni di disagio (psichico, familiare, relazionale, ecc.) e che, quindi, l'aumento dei casi è legato piuttosto a queste cause, che ad una patologia specifica.


Tra i tanti sussidi che si possono utilizzare, uno dei più somministrati è quello delle mappe concettuali o schemi, esplicitamente indicati nella Legge 170/2010 e nelle correlate Linee Guida.
Non è semplicemente il docente che deve utilizzarle nella spiegazione ma - soprattutto - occorre insegnare ai ragazzi con difficoltà - non solo ai dislessici, in verità - uno studio domestico fondato sull'utilizzo di schemi, mappe, o altro prodotte dagli studenti stessi.
Per questo vorremmo indicare un piccolo libro proposto in un recente convegno che potrebbe essere fruttuoso:

M. Salvo, Mappe mentali, Gribaudo Editore, 2015.

L'autore è un giovane ingegnere, che ha provato su di lui l'effetto di uno studio più efficace e lo ripropone nel suo testo. Per questo ci sembrava interessante proporlo.
Non certo l'unico testo da consultare, ma un possibile e utile punto di partenza, eventualmente da approfondire.