Elezioni: agende politiche sulle scuola…e impegno ‘politico’ della scuola

Non ci stupisce affatto che in tutte le varie ‘agende’ politiche che ora furoreggiano per le imminenti elezioni ci sia pochissimo spazio per gli insegnanti. Si sa, purtroppo, che la scuola non è mai stata interesse diretto o indiretto dei politici.
Diretto: nel senso che la scuola è ancora concepita come una ‘spesa’ e non come un investimento.
Indiretto: perché non è neppure tanto considerata come una fonte di voti, tranne per alcuni partiti che, da sempre, sanno che comunque quello è un grosso bacino che porta molta acqua ai loro mulini: basta riproporre slogan elettoralistici che non prendono mai in considerazione le reali condizioni economiche del paese.

Un distinguo importante

Detto questo e ridetto che è una politica miope quella che non comprende che c’è un rapporto di proporzionalità diretta tra Pil e istruzione, quello che vogliamo proporre qui non è certo un invito elettorale per un partito o per un altro: ci mancherebbe!
Sul sito della nostra associazione sono comparsi numerosi e illuminanti articoli sulla questione delle scelte di politica scolastica dei partiti.
Noi però sbirciamo sempre i movimenti dei docenti nelle aule scolastiche, nell’aula magna, nell’aula professori, nei corridoi… scoramento, nichilismo, scetticismo, anche rabbia: tutto più che giustificato.

Un altro punto di vista
Eppure forse un altro criterio con cui guardare la realtà c’è. Quando osserviamo i tanti insegnanti impegnati in prima persona nel loro fare quotidiano; quando pensiamo alla bellezza del rapporto educativo; quando ci tornano in mente i volti dei nostri alunni, capiamo che la scuola ci sta a cuore veramente e che è un bene che non può essere dimenticato.
Proprio per questo non possiamo schierarci con chi entra nelle aule e testimonia ai ragazzi questa ‘disfatta dell’umano’. Esiste una ‘emergenza educativa’ che coinvolge tutti, genitori, docenti, politici: tutti gli adulti che, innanzitutto, devono testimoniare il loro sguardo positivo sul reale.
Questo sguardo non è un ottimismo beota! Non afferma che le cose vanno bene, quando si sta per affogare! Ma l’atteggiamento positivo è quello insito in ogni rapporto educativo: è lo sguardo dell’adulto che, in ogni burrasca, guarda oltre l’onda che sta per travolgere il naufrago, indicando la spiaggia su cui salvarsi, pur riconoscendo che si è in piena tempesta.
Per questo pensiamo che il primo gesto politico sia quello di chi entra in classe mostrando che, anche nella situazione più critica, esiste una speranza: tutti noi riconosciamo nella nostra esperienza di essere cresciuti, quando abbiamo avuto degli adulti così, dei maestri da seguire.

Dalla protesta alla proposta

È proprio partendo da un simile atteggiamento, che può nascere un impegno vero e non fazioso per resistere alla tempesta, per uscire dalla crisi, perché si ha un’ipotesi positiva a cui ancorarsi. Altrimenti si mette in campo solo un’utopia, che non cambia nulla.
Rivendicazione dei diritti, passione per la ‘polis’, critica costruttiva non sono frutto di una protesta gridata, di una testimonianza in negativo, di scetticismo.

Per questo, come altre volte abbiamo detto, è possibile, in tutto questo caos, aver negli occhi poche ma chiare indicazioni che ci sembrano essenziali per non andare dietro alle sirene dei media che gridano di più e per passare dalla giusta protesta, alla proposta.
Ci sembra che, in questo momento di confusione, il manifesto della Cdo scuola (reperibile nella home del sito di Diesse) ci indichi una meta chiara: “Quella che sta per terminare è una legislatura che lascia irrisolti molti nodi della scuola italiana, alcuni dei quali ha pure contribuito a creare. Ciò che ci interessa non è però la denuncia degli errori, tanto meno avviare una polemica strumentale a fini ideologici e politici. A noi interessa che prevalga l’idea che la scuola è un bene comune da preservare e far crescere per il futuro dei nostri ragazzi e, quindi, del Paese”
Partendo da questa ipotesi allora possiamo anche impegnarci perché il Tfa venga attuato, quello speciale non venga abbandonato a metà strada, la carriera dei docenti venga sburocratizzata e valorizzata, attraverso meccanismi capaci di valutare l’impegno, la passione lavorativa e il merito professionale, sganciando “l’immagine del docente italiano da quella oggi generalmente concepita di funzionario/burocrate, per far emergere la sostanza di un maestro libero professionista impegnato responsabilmente nel percorso educativo e formativo delle giovani generazioni”.
Come si vede, niente di più concreto… dell’impegno ideale!