W la scuola

Una provocazione: "W la scuola" potrebbe apparire una provocazione. Forse lo è. Perché vorremmo iniziare questo anno scolastico cercando di guardare il buono che c'è – nonostante tutto –. Perché il buono c'è, anche se tutto sembra andare a rotoli: economia, governo, nazione, credibilità… giù giù fino alla scuola.
A cascata, anche la scuola sembra soffrire di una serie incolmabile di guai: dai Concorsi che non sembrano aver veramente risolto il problema delle assunzioni; ai fondi per le scuole sempre più esigui; al Tfa che parte solo nella versione 'speciale' dei Pas (percorsi abilitanti speciali) senza tirocinio; al precariato; ai test Invalsi; al nuovo regolamento di valutazione che quest'anno dovrebbe esigere la redazione di un rapporto di autovalutazione, e così via.
Il cahier de doleances potrebbe proseguire con un numero nutrito di lamentele.

Le prospettive per il nuovo anno
Quali le prospettive che si aprono? Apparentemente – dal punto di vista politico – nessuna o quasi: il ministero è in una sorta di stallo, i ministri e sottosegretari si dichiarano 'a tempo'. E così non si affrontano mai i problemi in modo strutturale: non si pensa ad esempio alla costituzione di un sistema di formazione e assunzione stabile. Il decreto del ministro Gelmini n. 249/2010 aveva ipotizzato a regime, per l'abilitazione degli insegnanti, la laurea magistrale quinquennale in Scienze della formazione per la scuola primaria, e il biennio magistrale specifico per la scuola secondaria di primo e secondo grado oltre ad un anno di Tirocinio formativo attivo (Tfa). Poiché l'accesso previsto era a numero di posti limitato, sulla base della programmazione di posti disponibili, questa modalità di abilitazione poteva eliminare il formarsi di precariato, per garantire alle nuove generazioni l'accesso all'insegnamento.
Invece ad ora parte solo il Tfa 'speciale' (i Pas), senza tirocinio, e non si sa ancora se inizierà il secondo ciclo di Tfa ordinario, per garantire ai giovani capaci e desiderosi, di poter accedere al mondo della scuola. Non solo: ma nei Tfa appena conclusi, ai docenti tutor delle scuole è stato riservato un ruolo marginale, mentre dovrebbero avere un riconoscimento (anche economico) che a loro spetta per legge.

E intanto sembra che il futuro non possa accompagnarsi a niente di positivo: neppure l'aumento di stipendio, neppure gli scatti salariali, ancora una volta congelati per il bene del Paese.
Se ci dovessimo aspettare qualche cosa di buono dal governo, dallo Stato, insomma, saremmo fortemente delusi. Ma il problema è che la nostra speranza, il nostro orizzonte non può essere quello delle buone leggi che renderanno equa e onesta la realtà: perché non ne esistono! Non che non ci battiamo per leggi giuste: ad esempio, rispetto alla problema delle assunzioni, pensiamo che occorrerebbe individuare una modalità 'flessibile' che superi il meccanismo delle graduatorie, svincolata dal centralismo ministeriale, in modo tale da rispondere alle esigenze specifiche delle scuole autonome. Il Ministro per ora prende tempo, le assunzioni in ruolo sono state molto poche e dei promessi concorsi, non se ne sente più parlare

Dove porre la speranza
Ci batteremo per tutto ciò, e altro, ma ben consapevoli che non è la legge che salva la situazione. Anzi spesso succede il contrario; quanti provvedimenti, nati con le migliori intenzioni si sono rivelati il contrario! E così, magari, anche l'ultimo decreto a difesa dei più deboli, i cosiddetti Bes, potrebbe rivelarsi un boomerang per gli stessi ragazzi portatori di bisogni educativi speciali.
Anche perché – in verità – ogni ragazzo è un bisogno educativo speciale. Perché ogni giorno i nostri studenti ci guardano con una domanda spesso nascosta, talvolta anche a loro stessi, di felicità e di pienezza. E ogni giorno, pur nella fatica, di una scuola che spesso non ha le aule, non ha gli strumenti, non ha le fotocopie, ha le Lim (ma non il collegamento ad internet), il registro elettronico (ma non la rete per attivarlo); gli schermi, ma non le matite indelebili per scrivere….una scuola dove apparentemente manca sempre qualche cosa, si capisce che, in fondo, tutto ciò è la metafora della vita: manca sempre qualche cosa, e non possiamo pensare di costruirlo noi.
Semmai il problema è scoprire ciò che c'è. La bellezza dei volti dei nostri studenti, i loro sguardi, i loro atteggiamenti non raramente scomposti ed irritanti: ma sotto sotto capiamo che brucia in loro il desiderio di una vita piena. E allora W la scuola, perché ogni giorno è possibile riconoscere che il nostro è il lavoro più bello del mondo, nonostante la burocrazia asfissiante e onnivora che toglie le energie: nonostante manchino i soldi; nonostante tutto perché i ragazzi sono lì e, anche se ti fanno disperare, sono il segno del nuovo che avanza. In una scuola dove l'età media dei docenti è di circa 50 anni, lo sguardo fresco dei nostri alunni è la provocazione che ogni giorno ci è messa di fronte per ritornare giovani.