N.15 - Le risorse 2013 per le scuole ex legge 440

2013_2014_15-le-risorse-2013-per-le-scuole-ex-legge-440.pdf63 KB

In ritardo come ogni anno, a dicembre viene emanato il decreto ministeriale per la ripartizione dei fondi ex legge n. 440/97. Il DM n. 821 dell’11 ottobre scorso, dopo il via libera dato dalla Corte dei Conti, è ormai alla pubblicazione. Vediamo cosa cambia rispetto allo scorso anno.

La legge n. 440/97 era nata per sostenere l’autonomia delle scuole. Purtroppo, dal ’97 ad oggi le dotazioni finanziarie del “Fondo L. 440” si sono andate progressivamente riducendo fino al minimo registrato nel 2011. Dallo scorso anno, anche per effetto della confluenza del “Fondo” nel “capitolone” centrale per il funzionamento delle scuole assieme ad altre autorizzazioni di spesa, i fondi destinati all’offerta formativa sono risaliti sensibilmente. Rispetto al DM n. 94/2012, che aveva stanziato complessivamente poco più di 113 milioni di euro, quest’anno con oltre 123 mln il DM n. 821/2013 registra un saldo attivo di 10 mln. In compenso la cifra dei fondi assegnati alle scuole per l’incremento dell’offerta formativa scende: dai 29,5 mln di euro del 2012 si arriva ai 22,3 mln di quest’anno. Questo vuol dire meno finanziamenti alla libera formazione nelle scuole: erano mediamente 3.500 euro a istituzione scolastica lo scorso anno, ora non arrivano a 2.500. Quasi 19 mln di euro invece è la somma destinata al funzionamento amministrativo e didattico.

Più di 9,2 mln di euro vengono destinati alle iniziative nazionali di formazione in servizio (art. 63 del Contratto Nazionale), suddivise in modo meticoloso tra dieci voci di formazione diverse, ciascuna destinata a contingenti prestabiliti di personale. Ad esempio, quasi due milioni e mezzo sono destinati alla formazione di 18mila docenti per l’avvio della metodologia CLIL negli istituti tecnici e nei licei; una cifra analoga è riservata alla formazione specialistica nella lingua inglese di circa 20mila insegnanti della primaria. Più di un terzo dello stanziamento (3,3 mln di euro) è destinato alle diverse voci di formazione individuate nel recente DL n. 104 (più conosciuto come decreto “l’istruzione riparte”). Perché sia ben chiaro che questa formazione è centralizzata il provvedimento riporta in dettaglio le singole Direzioni generali del MIUR che se ne occuperanno. E stabilisce anche minuziosamente per ciascun percorso le specifiche dei progetti formativi, gli obiettivi e i criteri per raggiungerli ai quali i Direttori generali si dovranno attenere nella stesura dei relativi decreti attuativi. Alle scuole, e alle loro reti, è lasciata soltanto la facoltà di avanzare la propria “candidatura” per la realizzazione dei percorsi; candidature che saranno poi valutate attraverso cinque criteri, elencati ciascuno col proprio punteggio massimo, che vanno dalla «adeguatezza della proposta alle specifiche del progetto educativo», alla “storia” formativa della scuola (cioè, dei precedenti percorsi «portati a valido compimento»), fino alla facile raggiungibilità della sede da parte dei corsisti.

La quota statale da destinare ai progetti regionali per il Piano Nazionale Scuola Digitale passa da poco più di 4,7 mln di euro (nel 2012 era presente il solo progetto della Lombardia) a oltre 15 mln del 2013, distribuiti in dodici Regioni. Quasi 1,4 mln in più sono invece destinati quest’anno all’innovazione tecnologica nelle scuole.
Purtroppo diminuiscono in modo consistente i finanziamenti destinati all’alternanza scuola-lavoro; si passa dai 26,8 mln del 2012 ai 20,6 mln di quest’anno, mentre restano immutati i criteri di ripartizione: il 60% agli istituti professionali, il 30% ai tecnici e il 10% ai licei. Scende anche la cifra di finanziamento destinata ai corsi di recupero: 24,2 mln di euro, circa 1,2 mln in meno del 2012.

Altre voci restano più o meno costanti, alcune scompaiono e altre cambiano denominazione. Anche se il saldo rispetto al 2012 è attivo dal punto di vista finanziario, non lo è a nostro parere da quello normativo. È infatti abbastanza evidente in tutti i passaggi del decreto che il ministero non rinuncia a dettagliare gli ambiti formativi meritevoli di intervento, a scapito della libertà professionale dei docenti. Lo si vede chiaramente dalla decurtazione dei fondi destinati alle scuole e dalla frammentazione dei percorsi di formazione nazionale, ma anche dalla quasi pedante declinazione delle specifiche dei progetti (sembra che il MIUR non si fidi nemmeno dei suoi Direttori generali…). Tuttavia, si deve apprezzare lo sforzo fatto nel rendere le scuole responsabili della formazione attraverso la predisposizione dei progetti (anche se “guidati”). Toccherà poi alle scuole, nella loro autonomia, valorizzare la libertà professionale dei docenti. Altro aspetto discutibile è costituito dalla spinta all’informatizzazione, quasi fosse l’unica soluzione dei problemi della scuola (i fondi per il 2013 sono triplicati); anche se il coinvolgimento delle Regioni rappresenta un fattore sicuramente positivo.