N.38 - La scuola finisce: tra graduatorie, scatti ed esami qualcosa è cambiato?

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Un altro anno scolastico volge al termine; abbiamo visto di tutto, e anche il contrario tutto. Sarebbe tempo di bilanci, ma forse – per carità patria – è meglio non farne. Si rischierebbe di fare una bella fatica a trovare qualcosa di cui essere soddisfatti, tutti allo stesso modo. Tentiamo un elenco minimale e chissà che qualcosa di buono, tutto sommato, non venga comunque fuori.

Un anno che ha visto e vede di tutto: l’avvicendarsi al ruolo di ministro, come del resto è ormai prassi consolidata, di due rettori universitari; il riaprirsi delle graduatorie per l’insegnamento e del TFA abilitante, tra disguidi, malfunzionamenti e immancabili polemiche; gli annunci di concorsi imminenti, tanto roboanti quanto disattesi; una gestione ministeriale approssimativa e lacunosa anche nell’ordinario (ma non è poi una novità tanto degna di nota…); la rincorsa alla riapertura del contratto scaduto da ormai troppo tempo, con contorno di promesse da marinai e velate minacce, mentre faticosamente viene recuperata l’annualità stipendiale del 2012; l’ultima sessione di esami di maturità di vecchio ordinamento: dal prossimo anno la riforma della secondaria andrà a regime. Ci sarebbe altro – molto altro –, ma per precauzione fermiamoci qui.

Conclusi o quasi gli scrutini di fine anno, sono iniziati gli esami di III media; non dappertutto nello stesso giorno, ma la prova Invalsi è fissata per tutti al 19 giugno, con tanto di contorno di nuove “norme anti-copiatura”. Bisognerebbe chiamarli “esami conclusivi del I ciclo di istruzione”, ma ci piace di più così: è l’ultimo esame rimasto nei primi 8 anni di scuola dell’obbligo. A proposito, i giornali ci dicono che i quasi 600mila ragazzi impegnati nel «primo vero esame della loro vita sono molto preoccupati e si preparano da mesi»; anche se, una volta ammessi all’esame (ci arriva oltre il 97%), la serie storica racconta di promozioni superiori al 99,7%. Per gli alunni con DSA e BES sono stati meglio precisati gli accorgimenti da prendere per lo svolgimento delle prove, in base ai percorsi didattici individualizzati e personalizzati definiti dalle scuole.

Questa settimana sarà la volta degli “esami di Stato conclusivi del II ciclo di istruzione”, meglio noti come maturità, anche se ormai la denominazione appare impropria. Il 18 giugno saranno quasi 460mila, senza contare i privatisti, ad affrontare la prova scritta di italiano; più della metà provenienti da tecnici e professionali – 160mila solo dal tecnico –, seguiti a ruota dai 112mila del liceo scientifico. Il 19 giugno sarà la volta della prova di indirizzo e il 23 si svolgerà la terza prova, predisposta dalla Commissione in coerenza con il Documento del Consiglio di classe; gli orali inizieranno subito dopo la correzione degli elaborati. Dopo tre giorni di preoccupante blocco del sistema informativo del MIUR, il ministero rassicura che i problemi tecnici «sono in via di risoluzione e non mettono a rischio l'esame di Maturità» in quanto sarebbe stato «attivato un piano alternativo per la gestione del plico telematico». Ma visti i continui disservizi degli ultimi mesi, un certo timore per un altro possibile “buco” resta tutto.
Intanto, come ogni anno per l’occasione, si ripresentano le ipotesi di revisione dell’esame, tanto più che sono ormai irrimandabili, visto che il prossimo è l’anno la riforma delle superiori va a regime. Si parla di revisione o abolizione della tesina, ritenuta poco utile ai fini della valutazione a causa della sempre più scarsa originalità dei lavori; ma anche di una rimodulazione della terza prova per introdurre anche alle superiori la prova nazionale Invalsi. Non potendo elaborare una prova unica per tutti gli indirizzi, l’Istituto fornirebbe alcune indicazioni a carattere generale, sulla base delle quali i docenti delle scuole provvederebbero a costruirla; in tal caso sostituirebbe l’attuale terza prova.
Diversi docenti che stanno ultimando i PAS sono anche impegnati negli sami di Stato; se vogliono rientrare nella II fascia delle graduatorie d’istituto del prossimo triennio debbono conseguire l’abilitazione entro la fine di luglio. Con una Nota di pochi giorni fa il MIUR – “gentile concessione” su quello che invece sarebbe sacrosanto diritto allo studio – autorizza la sostituzione dei docenti impegnati negli esami di Stato, ma solo «nei casi di impegno nelle fasi finali PAS superiori ad una giornata».

La lunga vicenda del recupero degli scatti stipendiali del 2012 sembra arrivata finalmente in porto: l’11 giugno è stata firmata l’ipotesi di accordo contrattuale, comprendente anche la quantificazione delle risorse disponibili per l’operazione. L’intesa prevede sia il riconoscimento giuridico dell’anzianità, sia il pagamento degli scatti per coloro che li hanno maturati nel 2012, con relativa corresponsione degli arretrati a decorrere da gennaio 2013; mediamente, da un minimo di 180 euro mensili lordi per gli insegnanti della scuola dell’infanzia ad un massimo di 235 euro lordi per i docenti della secondaria di II grado, che saranno messi in pagamento, arretrati compresi, non appena l’ipotesi di accordo sarà ratificata.

“Sotto esami” anche i docenti neolaureati aspiranti all’abilitazione tramite il II ciclo di TFA. Concluse il 16 giugno le procedure di iscrizione – praticamente “al buio”, visto che sono stati costretti alla scelta vincolante di una Regione prima ancora di sapere quali saranno le sedi universitarie effettivamente autorizzate per la propria classe di concorso – il 14 luglio cominceranno le prove preselettive. A meno di un mese dall’inizio del test nazionale, ai candidati non è ancora dato di sapere quale sarà la sua struttura e quali i criteri di valutazione.
Eppure, nonostante i tanti ostacoli, le tortuosità amministrative e le sempre più numerose complicazioni logistiche, ci sono ancora tantissimi giovani che guardano con interesse e desidero al mestiere di insegnare. Almeno questo, di positivo, c’è; ed è una speranza per tutti.