N.35 - La nave è partita. Ora non navighiamo a vista!

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La Camera ha licenziato la scorsa settimana il ddl-scuola con diverse modifiche al testo iniziale presentato dal Consiglio dei Ministri. Quello che riportiamo di seguito è il comunicato congiunto delle Associazioni professionali Diesse e Disal, dell’Associazione culturale “Il Rischio educativo” e dell’Associazione di scuole paritarie CdO Opere Educative.

L’iter del disegno di legge sulla “Buona scuola” sta procedendo in Parlamento con una celerità e una determinazione apprezzabili.
L’articolato, approvato a larga maggioranza alla Camera, presenta diverse modifiche rispetto al testo iniziale che ne rafforzano principi innovativi ed utili alla scuola: maggior centratura sul percorso formativo dello studente, con spazi di potenziamento didattico, insegnamenti opzionali e percorsi formativi personalizzati, anche in raccordo con il territorio; autonomia delle istituzioni scolastiche quale volano della ripartenza del sistema scuola; riconoscimento del ruolo del dirigente a servizio della comunità scolastica; organico dell’autonomia, funzionale alle specifiche esigenze d’istituto, con nuove modalità di assunzione a chiamata; apertura, seppur modesta nella sua attuazione, alla libertà di scelta delle famiglie nella iscrizione alle scuole del sistema pubblico; l’introduzione dei principi di merito e valutazione; la valorizzazione dell’alternanza scuola-lavoro. E, poi, l’assunzione dal prossimo 1° settembre dei docenti precari della scuola statale: una promessa pervicacemente sostenuta, ed ottenuta, almeno in questo primo passaggio di approvazione del testo, dal Presidente del Consiglio, che realizza l’aspettativa di tanti insegnanti e la possibilità di una stabilizzazione e potenziamento degli organici delle singole scuole, con la titolarità imperniata progressivamente a livello territoriale e il varo di un sistema di assunzione basato d’ora in poi solo sul concorso pubblico.

Diverse parti del testo che ora passa al Senato risultano, tuttavia, ancora segnate da zone d’ombra – come la confusione fra norme ordinamentali (il Piano dell’Offerta Formativa triennale) e organizzative (gli organici) – evidenziandone un impianto ancora timido ed incompleto che, mentre introduce principi che si aspettavano da anni, non li dota pienamente di strumenti che li rendano pienamente attuabili, certi nelle procedure, liberi da garantismi di vecchia maniera, con il rischio di ulteriori confusioni, incertezze applicative e …navigazioni a vista.
Occorre, ad esempio, reintrodurre subito nel testo normativo la revisione della governance della scuola statale, stabilendo ruoli, poteri e responsabilità rispettivamente dell’organo politico-programmatorio della singola scuola, del collegio docenti e del dirigente. Deve essere, poi, chiarita una procedura uniforme di chiamata dei docenti da parte del prèside che la renda coerente con i profili professionali indicati nel piano triennale d’istituto. La valutazione del merito, poi, deve essere frutto di una istruttoria collegiale sulla base di criteri in parte indicati a livello nazionale ed è da rivedere la composizione del comitato di valutazione che va caratterizzato dalla presenza di componenti esclusivamente professionali. Il percorso ipotizzato per la formazione iniziale dei docenti, ancora, va esteso anche alle scuole paritarie, così come occorre aumentare il previsto tetto di spesa scolastica detraibile, per una maggior effettiva libertà di scelta delle famiglie.

Il Governo e la Commissione Istruzione del Senato stanno per avviare in questi giorni il dialogo con i sindacati e le associazioni professionali e del mondo della scuola: un atteggiamento che indica la volontà politica di non cedere a logiche di semplice contrattazione rilanciando, invece, una posizione aperta, ma, tuttavia, determinata.
Confidando nel lavoro attento del Parlamento occorre, adesso, contribuire con proposte correttive che provengano dalle diverse realtà del mondo scolastico e culturale e dalle esperienze di scuola in atto: una necessaria rete di collaborazioni tra coloro che si sentono veramente amici dell’autonomia ed interpellati a operare in modo libero da rigidità corporative.

Solo alla fine si vedrà se quella che verrà fuori sarà una scuola più ‘buona’.

Milano, 23 maggio 2015