N.5 - Per chi lavoro? Per gli occhi dei miei ragazzi

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Nella lettera di una giovane insegnate i desideri e le aspettative sul proprio lavoro, ma anche la scoperta e la testimonianza di una diversa positività negli occhi e nelle facce dei ragazzi, in un nuovo anno scolastico che comincia.

L’anno scolastico ha preso avvio, anche in Emilia Romagna. Si entra in classe con mille buoni propositi, mille progetti e mille idee. Tutto è stato pensato, preparato, studiato e programmato. Tuttavia, appena si varca la porta della classe, qualcosa cambia. I nostri progetti devono fare i conti con gli occhi di quei ragazzi, che, non per scelta, ci sono capitati. Sono lì, seduti sui quei banchi, in uno spazio ristretto, che contrasta con i loro grandi occhi dai quali traspare il desiderio di essere voluti bene e amati per quello che sono. C’è chi si distrae e inizia a chiacchierare appena inizi a spiegare, o chi, già, il primo giorno di scuola, si addormenta sul banco. Allora, in quel momento, non puoi non chiederti se quello che stai raccontando è di loro reale interesse. Sono loro che ribaltano il tuo progetto. Sia chiaro, l’insegnante sa dove vuole andare, sa quali sono i suoi obiettivi, ma forse deve ripensare alla modalità con la quale li sta perseguendo.
Questo è quanto mi è capitato in questi primi giorni di scuola. Sono una docente di lettere della scuola secondaria di primo grado. Appena laureata, avevo il desiderio di poter insegnare greco e latino. La contrazione di iscritti al liceo classico mi ha portato alle medie. Inizialmente, pensavo che fosse una sorta di “declassamento professionale”; e invece ho scoperto che l’insegnamento in questo grado di scuola consente di riscoprire la bellezza del greco e del latino, che, benché non siano tra le materie del curricolo, costituiscono il sostrato culturale al quale ritornare quando spiego il significato di una parola o quando mi trovo a spiegare un argomento di storia che ha le sue radici nella civiltà greca, come ad esempio il concetto di democrazia. Inoltre mi sono accorta che prima della passione per le materie oggetto di insegnamento c’è la passione per i ragazzi, la voglia di conoscerli e di entrare in relazione con loro. Questo può avvenire in ogni grado di scuola, e alle medie soprattutto.
Senza il volto e gli occhi di quei ragazzi e di quelle ragazze della mia seconda media, non sarei neppure in grado di affrontare i problemi reali che si incontrano nella vita quotidiana della scuola. È per loro che ho proposto alla mia dirigente scolastica di leggere il sito di Diesse, come strumento utile e pratico in questa fase transitoria della scuola italiana. Allo stesso modo, ogni qualvolta si debba progettare un’uscita o un laboratorio, non posso non chiedermi quale sia il bisogno reale e concreto dei miei ragazzi. È per loro che cerco di entrare in rapporto con i miei colleghi, invitandoli a pensare e progettare percorsi che abbiano una valenza non solo didattica, ma anche educativa. Insegnare non è un professione semplice: dall’entusiasmo bisogna passare al lavoro. Molto spesso mi accorgo di non essere adeguata e di non farcela e allora devo chiedere aiuto, affinché, chi ha più esperienza in questo settore, possa darmi un metodo e un criterio con il quale lavorare. L’anno scolastico appena iniziato mi chiederà diversi sacrifici, ma sono certa che tutto sarà sempre e solo per cercare di riscoprire insieme a quei ragazzi, che anche domani mattina incontrerò a scuola, la Bellezza che può esserci nella grammatica italiana, nella letteratura, nella storia e nella geografia. Dai miei insegnanti, fortunatamente, ho imparato questo e oggi cerco, seppure con umiltà e grande senso del mio limite, di farlo con gli adolescenti che mi sono stati affidati.