N.1 - “TU sei un bene per me”. Non uno slogan, ma un’esperienza concreta

2016_2017_01-tu-sei-un-bene-per-me.-non-uno-slogan-ma-una-esperienza-concreta.pdf95 KB

Tu sei un bene per me”. Era il titolo della 37ª edizione del Meeting per l’Amicizia tra i popoli da poco conclusosi a Rimini. Un titolo veramente bello, che però poteva rischiare di divenire uno stereotipo, un semplice slogan; eppure non è stato così. Sono stati davvero tanti gli incontri, nei grandi saloni o nei corridoi, davanti ad un piatto di polenta bergamasca o di orecchiette pugliesi o nella visita di una delle tante mostre… per tanti il Meeting è stato davvero l’esperienza concreta di continue scoperte, dialoghi, domande, racconti, incontri. Anche lo stand di Diesse ha vissuto di questa ricchezza.

Anche lo stand di Diesse ha vissuto di questa ricchezza. Ci racconta una giovane insegnante.

“Durante il Meeting sono andata a trovare un mio amico, Luciano, che lavorava allo stand di Diesse. Inaspettatamente, mi sono sentita dire da Laura, un’altra insegnante allo stand: “Ciao, come stai? Avrei piacere di conoscere alcuni tuoi amici insegnanti!” Ed io: “Ma scusa, come fai a sapere che i miei amici sono insegnanti?”. E lei: “Vi ho visto un giorno ad un matrimonio. Eravate veramente tanti e per di più giovani”. Ho proprio capito che ci voleva conoscere. Io però ero preoccupata, avevo pochissime ore per organizzare il tutto, per contattarli, molti erano in vacanza: insomma, mi sembrava impossibile. Poi, mi sono detta: essere in due, in dieci o in venti non fa la differenza, però desidero che gli amici a me più cari e che condividono la mia stessa esperienza lavorativa, cioè l’insegnamento, possano incontrare, come è stato per me, degli amici che siano un aiuto concreto nel proprio lavoro perché, checché se ne dica, insegnare non è per tutti e non è nemmeno facile. E così con sei di questi amici ci siamo incontrati allo stand di Diesse. Tra l’altro, qualche amica ne ha invitate a sua volta altre. Ad accoglierci c’era un’altra insegnante, Sandra che ha voluto conoscerci ad una ad una. In realtà, sembrava ci conoscessimo da sempre. Si è creata una vera familiarità. Poi è anche arrivata Laura che quel giorno non doveva essere lì, ma era troppo curiosa di conoscerci. E così ognuna di noi ha messo a tema i suoi dubbi, i suoi desideri...anche molto concreti, del tipo: “Cosa si deve fare se uno vuole insegnare appena si è laureato?”. Si è parlato di Tfa, di concorso, di domande ai presidi, di come impostare una lezione. Insomma, si è messo a tema concretamente la vita lavorativa. Poi Sandra e Laura ci hanno presentato la convention di Diesse 2016, ci hanno raccontato che cosa è Diesse per loro, una vera e propria compagnia nel lavoro quotidiano, anche se tra di loro non si vedono spesso, perché le distanze non lo consentono facilmente”.

Iniziamo l’anno scolastico ricchi di questa esperienza e di questa coscienza, per raccogliere la sfida che bambini e ragazzi ancora una volta ci lanceranno tra pochi giorni nelle nostre aule. Siamo anche consapevoli dei tanti problemi in cui si dibatte la nostra scuola: per tanti l’anno è iniziato già da tempo, con la confusa vicenda delle assunzioni, dell’incertezza delle sedi, dei trasferimenti, degli algoritmi che non tornano. Per altri ancora, come gli amici delle zone del terremoto, senza neanche la certezza di una scuola. Molti giovani aspiranti insegnanti hanno visto deluse le proprie legittime aspettative perché le regole e i tempi dei concorsi non sono stati rispettati.
Proprio per queste ragioni riteniamo decisivo continuare a raccogliere l’invito che lo scorso anno Julian Carrón ci fece in occasione della Convention, a fare della nostra associazione «luoghi di vera compagnia, di risposta ai problemi reali, dove costantemente si verificano i tentativi che si fanno in una condivisione e in un sostegno reciproco, per poter collaborare sempre di più in questa avventura affascinante che è trasmettere un gusto del vivere ai nostri ragazzi» (J. Carrón, Insegnare oggi. Nuovi contesti e nuove sfide).

Del resto il racconto della nostra amica proseguiva “Ma la cosa che più mi ha stupito è che non hanno assolutamente chiesto il nostro tesseramento all’associazione (cosa per nulla scontata, soprattutto in questo mondo in cui se non “dai”, non “hai”), perché in fondo quello che a loro interessava era “intercettare” gratuitamente la nostra amicizia e incontrare dei “tu”, di cui loro stesse avevano bisogno anche se a carriera inoltrata e consolidata. E allora una compagnia così, è bene non perderla di vista. Con chi desidera approfondire ci si vede alla Convention”.

È proprio così: il valore della nostra realtà non sta nella quantità di iniziative o nella capacità (che peraltro non pensiamo affatto di avere) di rispondere a tutte le sollecitazioni, e neppure, paradossalmente, nel numero di tesserati, ma di continuare ad essere fedeli alla diversità e all’originalità dell’esperienza che l’ha generata e che desideriamo continuare a scoprire.