N.2 - Concorso 2016: se è questa la “buona scuola”…

2016_2017_02-concorso-2016-se-è-questa-la-buona-scuola.pdf87 KB

L’inizio dell’anno scolastico non è stato (per voler usare un’espressione garbata) dei più felici, specie per quanto riguarda tutto il sistema delle assunzioni così come era previsto dalla “buona scuola”: tra potenziamento, trasferimenti, chiamate dirette, conciliazioni, assegnazioni provvisorie, mai come quest’anno si è viaggiato a vista. E spesso sbagliando strada... C’è però un nodo sul quale a nostro avviso occorre porre una particolare attenzione.

Ci riferiamo alle immissioni in ruolo a seguito delle procedure di reclutamento: il concorso era stato annunciato come una grande opportunità di inserire i giovani e di porre fine al consolidato sistema delle supplenze; in realtà ha creato non pochi problemi e malumori. Tra i principali possiamo segnalare:

  • Il ritardo nello svolgimento delle procedure concorsuali, col risultato che molte delle cattedre messe a concorso sono state assegnate alle GaE, e i prossimi vincitori di concorso non le troveranno più…
  • Gli errori materiali dettati dalla fretta. Cattedre messe a concorso e poi ritirate perché assegnate per trasferimenti, nomine fatte senza aspettare i tempi previsti dalla legge per i ricorsi e poi revocate (e una pioggia di ricorsi è ancora in arrivo…).
  • La differenza di interpretazione della norma e perciò di comportamento fra USR delle diverse regioni.
  • La limitazione dei vincitori di cattedra al 10% in più rispetto ai posti messi a concorso. Dato che, come era peraltro ampiamente prevedibile, molti insegnanti risultano vincitori su più di una classe, il risultato è che le cattedre scoperte vengono affidate ancora a supplenti annuali, mentre insegnanti che hanno superato tutte le prove ma non entrano nel 10% rimangono a spasso.

L’elenco potrebbe continuare. Ma già questi elementi suggeriscono alcune considerazioni:
  • La legge 107/2015 aveva tra gli obiettivi prioritari rinnovare le procedure di immissione in ruolo, valorizzando la preparazione specifica, soprattutto dei neo laureati, e non solo l’antico criterio dell’anzianità. Il risultato invece è che ancora una volta molte delle cattedre a disposizione andranno ancora alle eterne GaE: entrerà in ruolo gente che magari non ha mai insegnato (come si ricorderà, nelle GaE ci sono un sacco di iscritti che nel frattempo hanno fatto tutt’altro), mentre molti giovani - che pure, ripetiamo, hanno superato le prove concorsuali - restano a bocca asciutta.
  • In senso più ampio, ancora una volta si è resa evidente l’impossibilità che un sistema di reclutamento su base nazionale, necessariamente lungo e macchinoso, possa rispondere alle esigenze continuamente mutevoli delle scuole. Se davvero un governo intende metter fine a queste situazioni, inevitabilmente dovrà pensare a sistemi di reclutamento su base locale – scuole, reti di scuole, ambiti territoriali – con criteri uniformi a livello nazionale ma banditi e gestiti in relazione alle esigenze locali.
In questa situazione, riteniamo urgente procedere, almeno nella prospettiva del prossimo anno, ad alcuni correttivi di immediata attuazione quali ad esempio la revisione dell’aliquota del 10% e l’uniformazione delle procedure di assunzione dei vari USR.

Comunque, a dispetto degli errori e delle lungaggini, un certo ricambio c’è stato. E i giovani insegnanti potranno portare nella scuola la carica di entusiasmo che occorre sostenere ed alimentare. Diesse, com’è nella sua cultura, parte dall’esistente. Perciò proponiamo a tutti i nuovi assunti, a partire dalla Convention del 22 e 23 ottobre, la possibilità di aiutarsi per affrontare insieme le nuove sfide che ci attendono.