N.4 - Professionali: segmento strategico per il futuro del sistema scolastico

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Mentre l’iter normativo non si è ancora del tutto concluso (mancano ancora infatti diversi importanti decreti attuativi, nonché accordi con le Regioni), con un significativo ritardo che sta creando non pochi problemi in fase di iscrizione per l’a.s. 2018-19, stanno facendo po’ in sordina i primi passi i nuovi percorsi di istruzione professionale e di formazione professionale.
Si tratta dell’attuazione di uno dei decreti legislativi previsti dalla legge 107/2015, in particolare il D.Lgs. 61/2017, “Revisione dei percorsi dell’Istruzione Professionale (....) nonché raccordo con i percorsi dell’Istruzione e Formazione Professionale”. Una riorganizzazione attesa e necessaria, per ridare all’Istruzione Professionale una fisionomia specifica, non appiattita sul modello di quella Tecnica, più funzionale alla transizione nel mondo del lavoro e rivolta alle “arti, mestieri e professioni strategici per l'economia del Paese”. Almeno nelle intenzioni. Una riforma che introduce alcune importanti novità, che dovrebbero invertire la tendenza alla fuga degli studenti da questo segmento di scuola, che in Italia rappresenta la fetta meno consistente dell’ordinamento secondario.

Prima di ogni altra considerazione, occorre segnalare subito una criticità che il decreto non ha certamente superato: permane – anomalia tutta italiana – la criticità di fondo della duplicità IP / IeFP, ovvero della mancata unificazione e attribuzione al livello regionale di tutta la formazione professionalizzante. Un nodo che il legislatore non ha potuto toccare, stante il limite previsto dalla delega, ma soprattutto l’attribuzione di competenza che la Costituzione riconosce alle Regioni.

Come dicevamo, bisogna intanto notare che l’attuazione del D.Lgs. 61 richiede ancora l’emanazione di due Decreti Interministeriali, rispettivamente ai sensi dell’art. 3, c. 3 e ai sensi dell’art. 7, c. 1; dei conseguenti Accordi territoriali USR-Regioni ai sensi dell’art. 7, c. 2, attraverso cui dovranno essere declinate le modalità realizzative dei percorsi sussidiari; delle Linee guida per sostenere l’adozione del nuovo assetto didattico e contenenti criteri per la declinazione territoriale degli indirizzi di studio; infine dell’Accordo in Conferenza Unificata Stato-regioni per la concreta definizione delle fasi dei passaggi reciproci tra i percorsi dell’IP e della IeFP.

Nonostante manchino questi importanti tasselli, il disegno generale appare ben delineato. Ma quali sono le principali novità introdotte, gli elementi qualificanti e le prospettive di sviluppo rispetto alle precedenti disposizioni ordinamentali e Linee guida del DPR 87/2010?

Innanzitutto vengono riconfigurati gli indirizzi di studio (11 in totale), con superamento del precedente impianto delle articolazioni e opzioni, con PECuP caratterizzante e profili declinati secondo i criteri assunti a livello nazionale e riferiti alle classificazioni ATECO. Il nuovo sistema prevede percorsi quinquennali volti al conseguimento del diploma di istruzione; una nuova articolazione (2+1+1+1), più flessibile e funzionale all’erogazione di percorsi di Qualifica (triennale) e Diploma Professionale (quarto anno); va segnalato che anche le scuole (oltre agli organismi di formazione accreditati presso le Regioni) potranno erogare i percorsi di IeFP, solo in via di sussidiarietà complementare e non più integrativa: in pratica i percorsi di IP e IeFP saranno distinti sin dal primo anno, anche se con possibilità di raccordo. Ferme restando le competenze programmatorie regionali, è previsto l’accreditamento regionale anche delle Istituzioni scolastiche per l’erogazione dell’offerta sussidiaria di IeFP.

Per quanto riguarda l’organizzazione è prevista la possibilità di declinare i percorsi ordinari quinquennali secondo le specificità ed esigenze territoriali, nell’ambito delle priorità stabilite dalle Regioni, attraverso l’utilizzo di ampi margini di flessibilità (fino al 40%); l’assetto didattico e metodologico flessibile, funzionale alla personalizzazione, alla laboratorialità ed a un forte raccordo scuola-mondo del lavoro. È prevista la definizione di un Progetto formativo individuale e di un Curricolo personale dello studente; una rimodulazione dei quadri orari con l’aggregazione delle discipline e l’attivazione dei percorsi in alternanza già dal secondo anno e di quelli in apprendistato; il ricorso a metodologie di apprendimento di tipo induttivo; la presenza di una figura di tutoraggio. Viene definita la «Rete nazionale delle scuole professionali», cui faranno parte le Istituzioni scolastiche e formative (CFP) che erogano i percorsi professionalizzanti, al fine di promuovere e sostenere l'innovazione, il raccordo permanente con il mondo del lavoro, gli interventi di transizione dalla scuola al lavoro, nonché al fine di diffondere il sistema duale realizzato in alternanza scuola-lavoro e in apprendistato; verranno definiti criteri e modalità generali per i passaggi reciproci tra IP e IeFP, di carattere non automatico, fondati sul processo di riconoscimento dei crediti formativi e della certificazione delle competenze, con la previsione di attività di inserimento a accompagnamento nel nuovo percorso; infine, la possibilità di strutturare il quinto anno per consentire anche l’acquisizione di crediti per il conseguimento del Certificato di IFTS.

All’orizzonte si profilano però una serie di questioni da affrontare affinché il nuovo sistema possa davvero rispondere alle esigenze dei giovani e del sistema economico. Ne evidenziamo alcune.

  • Utilizzo e qualificazione del personale docente: per dare effettività a tutti gli aspetti innovativi della didattica, ben venga un incremento quantitativo dell’organico, ma ciò che serve è l’effettiva possibilità di determinarlo qualitativamente (secondo una prospettiva e nelle modalità, ad esempio, previste nelle precedenti Linee guida ex DM 4/2011 per i percorsi sussidiari di IeFP).
  • Passaggi intersistemici: occorrerà evitare ogni automatismo, ossia che tali passaggi avvengano con riguardo alle sole annualità, senza reale considerazione dell’effettivo bagaglio di competenze possedute dagli alunni e delle effettive possibilità di raggiungimento dei profili in esito, nella loro specifica caratterizzazione.
  • Programmazione territoriale dell’offerta: occorrerà che le Regioni garantiscano una copertura omogenea dell’offerta professionalizzante, attraverso l’emanazione di chiari indirizzi per la declinazione territoriale dei curricoli dell’IP ed evitando la loro sovrapposizione con i Profili di IeFP.
  • Livelli essenziali: sempre le Regioni dovranno garantire – come previsto dal Capo III del D.Lgs. 226, dal 2005! – il rispetto dei L.E.P., in primis l’avvio contestuale dei percorsi di IP e di IeFP tra cui gli alunni devono poter scegliere e la condizione regina dell’offerta sussidiaria, ossia la definizione di una regolamentazione minima dell’ordinamento regionale di IeFP.
  • Raccordo tecnico e governance: Regioni e Stato (MIUR e MLPS) dovranno garantire l’ulteriore sviluppo ed aggiornamento dei profili di IP e di IeFP, in un’ottica effettiva di sistema, in modo da assicurarne la complementarietà e una sempre più stretta leggibilità (anche verso il mondo del lavoro), in funzione dei passaggi e delle transizioni scuola-lavoro, nel rispetto delle nuove disposizioni in materia di validazione e certificazione delle competenze e del “Quadro nazionale delle qualificazioni”.