N.7 - Competenze 'Per la Democrazia': quale il fondamento?

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Il 22 febbraio scorso il MIUR ha reso note le Indicazioni nazionali e i nuovi scenari per il curricolo, elaborate dal Comitato scientifico nazionale per l’attuazione delle Indicazioni nazionali e il miglioramento continuo dell’insegnamento. Si tratta di un documento offerto alle scuole per una rilettura delle Indicazioni del D.M. n. 254 del 13 novembre 2012: lo scopo, come si legge nel comunicato MIUR, è quello di “garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti le competenze chiave per affrontare i cambiamenti e le sfide del loro presente, per proiettarsi al meglio nel futuro, per diventare cittadine e cittadini attivi e consapevoli, capaci di condividere valori comuni e di confrontarsi positivamente con l’altro”.

Al centro del documento è il tema della cittadinanza, visto come 'sfondo integratore' e punto di riferimento di tutte le discipline, che dovrebbero essere ricalibrate per 'delineare la prospettiva di un nuovo umanesimo'. Tale documento s'ispira ad altre indicazioni, le "20 competenze per la democrazia" pubblicate dal Consiglio d'Europa due anni fa, le quali riflettono sui cambiamenti e sulle problematiche di tipo politico-sociale, che troverebbero una soluzione attraverso un'adeguata educazione in chiave democratica e rispettosa dei diritti umani.
Tale costruzione ideale sembra presentare, dietro la suggestione di un'ottimale combinazione di tanti aspetti specifici, delle parzialità rilevanti. In primo luogo nel documento la democrazia appare come un valore fine a se stesso piuttosto che una dimensione strumentale al dialogo sociale ed educativo; appare come il collante di tante diversità che tende ad omologare, invece che rappresentare uno spazio di libera crescita dell’identità personale: una tale idea non solo non pare preservare dai pericoli dell'intolleranza - come ci accorgiamo da tanti fatti di cronaca - ma anzi tace la radice della crisi attuale, cioè la difficile coesistenza fra collettività e identità, in un momento in cui non vi è più una visione condivisa di “uomo” in grado di fare da base comune. Quella dell'identità personale, è una condizione imprescindibile anche per la stessa democrazia e per la tolleranza di cui essa si fa portatrice: se io non so chi sono e non sono interessato a comprendere la mia identità personale, il rapporto con gli altri si fermerà a un livello di “dover essere” astrattamente giusto, ma dettato da esigenze per lo più pragmatiche, senza motivazioni valoriali adeguate. Una tale impostazione è discriminante, per esempio, nel caso dell'integrazione - anche nelle scuole - degli stranieri di seconda e di terza generazione, poiché un generico richiamo alle regole democratiche non pare avere successo e il tema dell’identità, se misconosciuto, potrebbe diventare addirittura deflagrante.

Un primo esempio nella direzione delle indicazioni europee sopra esaminate è l'indagine Pisa prevista per questa primavera nelle scuole italiane: prove di Literacy linguistica, matematica e scientifica, e la possibilità d'inserire - a richiesta - la valutazione delle 'competenze globali'. Si tratta, come dice acutamente Tiziana Pedrizzi in un suo recente articolo su Ilsussidiario.net, "di una significativa sistematizzazione di contenuti comunemente definiti come politicamente corretti (...), con l'obiettivo di creare una visione del mondo internazionale caratterizzata dal rispetto e dalla comprensione reciproca fra le diverse culture. (...) Particolarmente interessante l'idea che, sebbene ci siano gruppi (nazionali, etnici, religiosi e culturali) diversi, ogni individuo è l'intersezione di più appartenenze differenziate ed in quanto tale si presenta come un unicum in cui i legami di appartenenza sono secondari".

Oltre a ciò, non possiamo non osservare che - nel contesto scolastico attuale - l'assembramento delle 20 competenze rischia di creare un'ulteriore confusione, poiché non sono state assimilate ancora né le 8 competenze interdisciplinari indicate dal Miur a partire dal 2006, né la logica della certificazione delle competenze disciplinari: skills, attitudini, conoscenze... tutto sotto la voce 'competenze'! come in tante altre occasioni, anche questa volta nella scuola sono arrivate indicazioni generiche e perfino inesatte da altri campi, e a partire da esse noi insegnanti dobbiamo sperimentarle ricercando una ricaduta ottimale!
Insomma, le innovazioni da metabolizzare non riguardano appena le competenze e il loro ruolo: sembra che si vada verso un’antropologia 'del buon cittadino, integrato e tollerante', mentre scompare dall'orizzonte ogni riferimento all'alunno come persona, individuo unico dotato di una sua identità e libertà. È questa una pista di lavoro realistica, corrispondente a come si svolgono nelle nostre scuole i legami tra i suoi soggetti? E ancora: che cosa può significare in concreto insegnare perseguendo le "competenze globali" o le "20 competenze per la democrazia"?
Per rispondere a una certa confusione che serpeggia nelle scuole, il macrotema delle competenze è stato affrontato al convegno "Far crescere la persona", promosso da Diesse a Catania, con la partecipazione di più di 80 corsisti. Nell'incontro sulle competenze - uno dei quattro affrontati nel corso di formazione per docenti di ogni ordine e grado - con Sandra Ronchi è emerso con chiarezza il fatto che non esista un’interpretazione univoca del termine competenza, poiché si può intendere almeno in due modi: o in senso funzionalistico, legato strettamente al saper fare, oppure in senso personalistico, come espressione di un agire consapevole e responsabile.
Oggi purtroppo nelle scuole assistiamo sempre di più ad un ingabbiamento della competenza, sempre più ridotta a procedura o schema, mentre essa può diventare un’occasione per valorizzare le esperienze vive e vere, che accadono non solo fuori ma – soprattutto – all’interno della classe, quando studenti e docenti diventano protagonisti dell’insegnamento e dell'apprendimento, quando accade qualcosa di nuovo, quando l’insegnamento diventa - appunto – un’esperienza, ovvero la scoperta del proprio io e delle sue dimensioni fondamentali. È proprio sull'ora di lezione che bisogna puntare per riproporre il vero ruolo della scuola: l'accenno nuovo che accade quando si tenta di scoprire o riconquistare una conoscenza è il cuore e il motore della scuola, e in esso è contenuta anche la possibilità di realizzare la competenza. In senso personalistico infatti la competenza accade proprio quando un bambino/ragazzo intraprende qualcosa di cui ha compreso il senso, quindi si può dire che possieda una certa conoscenza o esperienza.

Anche su questo tema saremo contenti di dialogare con voi raccogliendo vostre idee, proposte e criticità, scrivendo a: comunicazione@diesse.org