N. 7 - Gli insegnanti, "artigiani" delle nuove generazioni anche in condizioni di incertezza

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In queste settimane si assiste ad una corsa contro il tempo per chiudere l’iter di approvazione e avviare quanto prima i bandi con i concorsi - quello ordinario e quello per gli insegnanti precari con 3 anni di servizio - per l’assunzione complessivamente di quasi 50mila docenti.

Per la procedura straordinaria destinata ai precari con 3 anni di servizio dovrebbe esserci una procedura semplificata con un quiz da 80 quesiti e la valutazione dei titoli; per quella ordinaria invece due scritti e un orale preceduti da una prova preselettiva nelle regioni con più candidati.

Una prima incognita riguarda le tempistiche di queste procedure: si riuscirà davvero ad avere i primi docenti in classe a settembre per l’avvio dell’a.s. 2020/2021? Forse sì, ma solo per quelli del concorso straordinario. Per gli altri sembra che bisognerà aspettare il 2021/2022. Senza parlare, poi, del pasticciato rinvio del concorso necessario per permettere ai docenti delle scuole paritarie di conseguire l’abilitazione.

Di certo, se il buon giorno si vede dal mattino, c’è di che preoccuparsi. Ma visto che non serve, forse è utile prepararsi ad affrontare nel migliore dei modi quanto avverrà nei prossimi mesi. Diesse, insieme ad altre realtà associative, sta preparando un percorso formativo in vista di questa “tornata concorsuale”. Primum vivere.

Accanto a questo, si avverte con sempre maggior urgenza la necessità di una messa in discussione di alcune grandi questioni della scuola in Italia. In primis, il sistema di formazione iniziale e reclutamento, che ad oggi risulta privo di una qualsivoglia organicità e strategia programmatica (utili spunti al riguardo nel recente saggio di Francesco Magni, Formazione iniziale e reclutamento degli insegnanti in Italia. Percorso storico e prospettive pedagogiche, Edizioni Studium, 2019, pp. 208).

Una discussione sempre più urgente anche a fronte della situazione che potremo trovare in molte scuole italiane, soprattutto in alcune regioni del nord come la Lombardia, dove le graduatorie sono già quasi esaurite in molte classi di concorso e il rischio è che anche questi concorsi non riescano a scongiurare decide di migliaia di precari (e altrettanti “buchi” nell’insegnamento, con cattedre deserte di matematica, fisica, discipline ingegneristiche) all’avvio del prossimo anno scolastico a settembre 2020.

Occorre poi aprire una discussione per un rilancio della figura professionale del docente. Innanzitutto in termini di considerazione sociale, di diversità di compiti, incarichi e carichi di lavoro. E quindi con una conseguente differenziazione anche dal punto di vista salariale. Perché poco a tutti, tutto uguale? Diceva giustamente Churchill (22 ottobre 1945): “il vizio inerente al capitalismo è la divisione ineguale dei beni: la virtù inerente al socialismo è l'uguale condivisione della miseria”. Ecco, si apra una discussione, anche in vista del rinnovo del prossimo CCNL! E si provi ad andare al di là del conquibus dell’aumento che verrà stabilito (80 euro? 100 euro?).

Certo gli stipendi dei docenti italiani sono, per quanto riguarda la scuola secondaria, inferiori alle medie OCSE: tra i 2.000 e i 9.000 euro in meno, a seconda del momento della “carriera”.

Recentemente anche Papa Francesco lo ha ricordato, richiamando lo scarso riconoscimento economico corrisposto agli insegnanti, che sono “sempre sottopagati”. Ma il Papa giustamente non si è fermato alla mera – pur giusta – rivendicazione sindacale: ha richiamato tutti, insegnanti in primis, a riscoprire l’importanza della funzione dei docenti nella nostra società, richiamandoli al loro ruolo di “artigiani” delle future generazioni, che contribuiscono a creare “l’uomo e la donna di domani” (Discorso ai partecipanti al convegno “Education: the Global Compact”, organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 7 febbraio 2020).
Un compito decisivo, che non può più essere lasciato a modalità di formazione iniziale e di reclutamento incerte e farraginose, ma che doverosamente richiede il giusto riconoscimento sociale ed economico.