N. 9 - Scrutinio 2020: occasione per una valutazione "liberata"

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SCRUTINIO 2020: OCCASIONE PER UNA VALUTAZIONE “LIBERATA”

Anche nella scuola a distanza il processo valutativo arena spesso nelle paludi malsane del voto. Lo vediamo in quello che sta accadendo coi nostri studenti in queste settimane, l’ascoltiamo nel dibattito sul rapporto tra la valutazione formativa con giudizi e sommativa con voti. Al momento le ordinanze ministeriali su scrutini finali, esami di stato e valutazione finale, anche nella prospettiva dei “recuperi” per il prossimo anno, non sono state emanate e molti aspetti sulla chiusura dell’anno sono incerti. L’invito comunque, in questi mesi, è stato che gli insegnanti procedessero anche alla valutazione, pertanto le scuole hanno avviato al loro interno una riflessione sui criteri, le modalità e gli strumenti per valutare le attività a distanza.

Proprio questo tempo è, a maggior ragione, l’occasione per una riflessione sul tema della valutazione: la didattica a distanza ci testimonia che è possibile, anzi doveroso e conveniente, fare scuola nel senso di creare e mantenere vivo un luogo-tempo come strumento dell’educare istruendo, senza le minacce e le promesse di un voto.

Infatti tante volte nel tran tran scolastico non si ricorda che il voto è fondamentalmente una convenzione, nata nel XIX secolo con la statalizzazione del sistema scolastico da parte dei giacobini francesi e di Napoleone, che hanno oggettivato con un numero il simbolo istituito nei collegi gesuitici tra il XVI e il XVIII secolo: l’intento dei padri gesuiti era sostituire le punizioni corporali, molto usate in quel tempo, con premiazioni simboliche. Con il trionfo dell’Illuminismo e il successo della matematica e della scienza, tali premiazioni, tradotte nel linguaggio dei numeri (nella Francia da 1 a 20), diventarono qualcosa di quantificabile, di misurabile, di esatto, e sancirono a poco a poco la separazione della valutazione dall’educazione.

Successivamente nei primi vent’anni del Novecento la valutazione inizia a pretendere, con la docimologia, di essere essa stessa una scienza. È a partire da tale periodo che l’insegnante sale in cattedra come valutatore, con le divise del signore delle misure, della media aritmetica, «padrone assoluto dei suoi voti (...). Perché sono nella sua anima e nella sua coscienza da lui messi con decisione insindacabile (...). L'onnipotenza del voto: un piacere che viene dall'inferno» (P. Ranjard).

Oggi ci stiamo ancora di più rendendo conto che, al massimo, il voto potrebbe essere un fattore di motivazioni estrinseche. Sappiamo, però, che non basta accendere il motore di una macchina per partire, occorre la giusta benzina, ovvero la motivazione intrinseca: quella che mantiene accesi il desiderio e la curiosità di conoscere, e così rispondere alle esigenze che caratterizzano l’umano dal macchinale.

Con questo non si intende fomentare la polemica pro o contro il voto della scuola selettiva, ma riflettere sul senso che esso ha oggi, per noi e per gli altri attori della valutazione. Se il voto viene contestualizzato nelle forme comunicative del dono-compito e dell’argomentazione, se lo si tratta e lo si afferma come un particolare all’interno di attribuzioni di valore intersoggettive espresse in un giudizio, contribuisce a riportare la valutazione al tavolo dell’educazione. In realtà solo allora il voto acquista senso ed efficacia, rispetta i principi dell’equità, della personalizzazione e dell’autenticità; e non ci irretisce nella ragnatela della valutazione onnivora.

Nella settimana dello scrutino finale, in cui pare che tutti gli alunni saranno ammessi per decreto alla classe successiva, possiamo arrivare pronti e decisi a contestualizzare la sintesi di un giudizio costruttivo espresso con un numero, senza rinnegare lo sguardo leale, simpatetico, autorevole con il quale abbiamo costruito insieme agli alunni un ambiente di apprendimento particolare. Il valore del lavoro degli alunni e nostro nei suoi esiti, grandi o piccoli, soddisfacenti o meno, merita molto di più. Riconoscerlo è radice di ogni giudizio e, quindi, del voto. È il contributo della valutazione, liberata dalle ubriacature ideologiche. E la scuola a distanza ci ripete che è possibile, auspicabile, conveniente.

Per questo giovedì 7 maggio p.v., alle ore 15, ne parleremo insieme con chi vorrà in un webinar condotto dal prof. Rosario Mazzeo, autore del recente volume “La valutazione liberata”.