N. 4 - Crisi della socialità e nuovi percorsi

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La tavola rotonda che ha inaugurato la XIII Convention dello scorso 23 ottobre ha visto succedersi interventi di particolare ricchezza e acume di giudizio (cfr. comunicato stampa), dalle relazioni del prof. Gheno e della prof.ssa Perla ai contributi dei proff. Barberis, Aiolfi e del regista Vacis. Per non perderne il contraccolpo, rilanciamo da subito il focus di Stefano Gheno - professore e psicologo attivo in vari contesti lavorativi -, che si è cimentato con la domanda del presidente Carlo Di Michele: “Che cosa ha visto accadere nei giovani, in questo tempo di Covid? E tra gli adulti?”.
La risposta è arrivata tutta d’un fiato: in questi anni è successa una catastrofe, l’apparente e iniziale invulnerabilità di alcuni ha rivelato grandi fragilità. Non si assiste appena a reazioni post-traumatiche, ma all’epifania di un cambiamento antropologico, in particolare riferito all’ambito della socialità. La dinamica sociale che ha caratterizzato l’uomo da sempre, cioè la sua naturalezza ad accompagnarsi ad altri uomini nel percorso della vita, è in forte crisi. Si osserva oggi una certa incapacità a riprendere la socialità, di cui la pandemia ha effettuato un’accelerazione, perché si è inserita in una crisi già in atto.

Di fronte a tutto ciò si rimane disorientati, con molte domande aperte, ma occorre iniziare a sperimentare qualche pista di lavoro. In primo luogo comprendere che, in particolare per i giovani, la fatica è una forte obiezione: fanno molta fatica sia nella relazione con gli adulti che con i pari, e per loro la dimensione della fatica è quasi inaccettabile. In secondo luogo - di conseguenza - c’è bisogno di reimparare la necessaria accettazione della fatica, per esempio nel dialogo.

Il tutto, però, con un nota bene importante: non si può chiedere a un soggetto di prendersi cura di un altro, se il curante a sua volta non è oggetto di cura. Come se fossimo in un aereo in emergenza e ci venisse chiesto di indossare noi la mascherina dell’ossigeno prima di aiutare chiunque altro.

Il contributo lucido e disarmante del prof. Gheno, ripreso in vario modo l’indomani durante gli appuntamenti introduttivi de Le Botteghe dell’insegnare, anzitutto tiene aperta la nostra ‘intelligenza emotiva’ perché, pur non potendo offrire semplicisticamente risposte o soluzioni, possiamo iniziare a camminare con la coscienza disincantata di una pista che vale la pena percorrere, dando credito a una speranza realistica per noi stessi e per i giovani che incontriamo ogni giorno.

Se vuoi porre una domanda o esporre una riflessione sui contenuti della tavola rotonda “Ripensare le relazioni: prendersi cura degli studenti”, scrivi a comunicazione@diesse.org.