N. 9 - (A) cosa guardano i giovani oggi?

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(A) COSA GUARDANO I GIOVANI OGGI?
Tra le mille tendenze alla moda su media e social più diffusi, uno dei must per giovani e meno giovani sono le serie tv. Spesso violente, con storie difficilissime e un vasto ventaglio di ambientazioni, le serie tv incollano milioni di spettatori negli orari più svariati del giorno e della notte. Ci siamo chiesti perché anche per molti ragazzi è irrinunciabile vedere una serie TV: sappiamo che da sempre le storie aiutano l’uomo a rafforzare la sua identità, a diventare maturi e consapevoli, attraverso l’immedesimazione con un personaggio piuttosto che un altro; e visto che conoscere delle storie attraverso la lettura non è più trend né immediato, le vite raccontate attraverso un filmato spesso assolvono alla vera e propria necessità di rispecchiarese stessi in una storia.

Una opportunità per provare a leggere questa realtà, e ancor di più per farsi provocare dalle domande che le vicende delle serie tv possono suscitare, ci sembra venire dalla mostra presentata durante l’ultima edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli lo scorso agosto e interamente fruibile on line: “Una domanda che brucia. Incontri e scoperte nel mondo delle Serie TV”. Un percorso, quello della mostra, che consente di far emergere attese, paure, desideri che sono degli adulti come dei giovani: un modo quindi di comprendere la “cultura” in cui ci troviamo a vivere, decisivo per chi ha responsabilità educative.

Presenteremo l’iniziativa in un incontro, martedì 25 gennaio, con uno dei curatori della mostra, il giornalista Davide Perillo. (info e programma qui).

In questa proposta c’è del resto una sorta di filo rosso anche con quanto emerso nel terzo incontro della Convention “Ritrovare l’essenziale tra saperi e metodologie”, ad esempio nelle parole del prof. Botturi, che ha richiamato come l’essenziale oggi non può essere una sintesi né un qualsiasi sviluppo di tipo esclusivamente cognitivo, ma assomiglia di più al lavoro di un fumettista che, attraverso delle immagini in sequenza, invita ad accendere l’immaginazione e l’autonomia di chi legge, o - come notava attraverso una serie di esempi il prof. Gomarasca - agli occhi dei ragazzi ciò che insegniamo è scollegato dalla realtà, e la conoscenza non “accade” né in loro né in noi.

La mostra è composta da diversi video, realizzati attraverso un sapiente montaggio di alcune tra le serie televisive più seguite e premiate dalla critica. Si parte da "Chernobyl", riguardante il tragico disastro nucleare rivissuto attraverso il personaggio di Legasov, lo scienziato che sacrifica se stesso nella lotta per la verità; segue "Euphoria", la storia di due amiche adolescenti, in cerca di un punto di riferimento per vivere; Dolores è l'umanissima androide di "Westworld" che ci accompagna in un gigantesco parco giochi, dove tutto è finzione, tranne l'insopprimibile desiderio di libertà. Ancora Ragnar è il protagonista di "Vikings", un combattente nordico, perennemente in viaggio, alla ricerca della sua identità più vera; in "True Detective" il poliziotto Rust dà la caccia ad un killer, inseguendo il profondo enigma del male; infine "Rocco Schiavone" è la serie che prende il nome dal vicequestore borderline, con una vita piena di lati oscuri, aperto a scorgere la novità nelle pieghe di ogni umana ferita.

Nella seconda parte, altri video ci introducono nel "backstage" con interviste agli sceneggiatori, agli attori protagonisti, agli showrunner e ai produttori delle serie. Nelle loro parole traspare non solo l'intuizione di un nuovo linguaggio, maggiormente confacente a nuove esigenze comunicative, ma anche l'insopprimibile desiderio di autenticità e la sorprendente quanto inaspettata apertura alla speranza, maturata nel crogiolo della fragilità dei personaggi.

Vale la pena correre il rischio, proponendo a scuola un contenuto con forti connotazioni emotive e dirompenti contenuti esistenziali. È giusto spargere il sale su "una domanda che brucia"? Sì, ma a una condizione - suggerisce Davide Perrillo, tra i co-curatori della mostra: "che i ragazzi non vengano lasciati soli con le loro domande. Non tanto per la presunzione di una risposta definitiva; ma con il desiderio di implicarsi in qualche modo nel loro percorso, nel condividere, a partire dal nostro stesso bisogno, la loro strada del riconoscimento, vivo e presente, di ciò che stanno cercando".