N. 10 - La scuola non è scollegata dalla realtà

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Anche il mese di febbraio, al di là delle nuove disposizioni che fiduciosamente ci inducono a pensare che il peggio sia passato, ci trova per molti aspetti in ambasce: la sfida quotidiana tra i banchi si svolge per lo più in modalità mista tra i presenti e gli alunni in Dad che faticosamente seguono a distanza le attività di classe; la gestione ordinaria delle scuole accade tra mille problematiche sempre nuove che richiederebbero la pazienza di un guru; la programmazione degli esami conclusivi del secondo ciclo sono ancora chimere di cui apprendiamo qualche anticipazione a destra e a manca; le proteste di docenti e studenti, per quanto a volte deboli o strumentali, fanno discutere e lasciano disorientati, tra il tentativo di continuare a dare il meglio di sé o, a volte, il desiderio che passi tutto più velocemente possibile.

A chi non è successo, in questo periodo, di chiacchierare coi colleghi davanti a un veloce caffè, in bilico tra un sentimento ottimistico e uno stanco e sfiduciato? Eppure, in una di queste chiacchierate mattutine, è capitato che l’esempio e le recenti parole del nostro Capo dello Stato abbiano impresso una direzione nuova a una giornata scolastica di stancante routine: è necessario sostenere “una scuola che sappia accogliere e trasmettere preparazione e cultura, come complesso dei valori e dei principi che fondano le ragioni del nostro stare insieme; volta ad assicurare parità di condizioni e di opportunità. È doveroso ascoltare la voce degli studenti, che avvertono tutte le difficoltà del loro domani e cercano di esprimere esigenze, domande volte a superare squilibri e contraddizioni”.

Di Mattarella risuonano in molti di noi non appena le parole, ma la testimonianza che lui stesso rappresenta in questo difficile momento, in cui sarebbe per tutti più semplice, ma deleterio, mettere in secondo piano il proprio compito quotidiano. E il nostro compito di docenti, dentro le difficoltà imprevedibili dell’oggi e senza la pretesa di facili soluzioni, continua ad essere quello di educare istruendo, di far riaccadere lo stupore per la conoscenza dentro l’ora di lezione, con tutta la nostra umanità e la capacità di istaurare relazioni significative e di cura che tra l’altro allevino i molteplici disagi di una pandemia che, come ha ricordato più volte Recalcati, non produrrà una “generazione Covid”, a patto che noi adulti, anche tra le mura scolastiche, accompagniamo i giovani a vedere come la realtà può esserci maestra anche tra le complessità del 2022, e come anche la mancanza di un bene possa generare desiderio, aprire la coscienza alle domande esistenziali più profonde e perfino generare un nuovo cammino umano.