N. 12 - Guerra, scuola e conoscenza

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"Mala tempora currunt..." affermava Cicerone nella sua prima Catilinaria: forse nelle scorse settimane alcuni liceali hanno riscoperto la verità e la forza di molti contenuti scolastici. Infatti le ultime vicende internazionali hanno iniziato a interrogare i nostri studenti - a tutte le età! - con una certa curiosità e perfino preoccupazione, e hanno obbligato tutti a portare tra le mura scolastiche la drammaticità e la domanda di significato su guerra, potere, dignità della vita e tanto altro ancora.

Ciò che solitamente si studia in modo distratto ha quasi ripreso vita: la Crimea, la Moldavia, l’Unione europea si guardano adesso come luoghi di desolazione o di speranza. Comunque come luoghi vivi, veri. Per noi docenti è diventato difficile entrare in classe con i soliti schemi precostituiti, e ciò ci fa riflettere su quanto sia importante che a scuola la realtà di ogni giorno non resti fuori dalla finestra ( e - viceversa, - come le discipline siano lo strumento per meglio comprendere il presente): il modo migliore per continuare a essere noi stessi è far partecipi i nostri alunni delle domande aperte e delle scoperte che riaccadono in noi; inoltre sollecitare i ragazzi a diventare grandi non coincide con dei richiami moralistici, ma consiste nello sfidarli a conoscere fino in fondo ciò che accade e a giudicarlo con i criteri della propria coscienza di uomini e futuri cittadini.

Tante sono le iniziative di queste settimane che testimoniano l’importanza di accompagnare i nostri giovani a "fare esperienza" di quanto accade: la rilettura di alcuni articoli della nostra Costituzione, i momenti di silenzio e i numerosi gesti di solidarietà a favore del popolo ucraino.

Anche il ministro Bianchi ha diramato delle comunicazioni per promuovere la solidarietà e l’accoglienza dei profughi ucraini in età scolare.

Come diceva qualche tempo fa Recalcati a proposito della pandemia, le circostanze attuali rappresentano un "magistero tremendo" che può essere vissuto anche per uscire fuori dalle false certezze del nichilismo, riscoprire i tanti volti della dignità, del coraggio e della solidarietà dell’uomo.