N. 1 - E' finalmente l'anno della libertà?

ed_1-è_finalmente-l-anno-della-libertà.pdf346 KB

La ripresa delle lezioni, quest’anno, è sembrata un sollievo: niente mascherine, niente limitazioni Covid, per i ragazzi l’opportunità di ritornare vicino al compagno di banco! Partendo da queste riflessioni, un’insegnante ha chiesto ai suoi alunni: “siete più felici?” Le risposte non sono state molto confortanti: i limiti delle aule, di certi proff., ecc. E ad un certo punto una ragazza sbotta: “Prof., c’è sempre caos, ovunque, anche in classe… mi disturbano gli altri”. La prof. rimane di stucco, e si accorge che questo malessere, questo disagio tra gli adolescenti è più diffuso di quanto lei credesse, serpeggia un po’ ovunque, nelle scuole. L’abitudine a rimanere spesso da soli, nel chiuso della propria stanza con lo smartphone che sembra rendere reale tutto ciò che invece è potentemente filtrato dall’arnese tecnologico, ha reso la realtà poco desiderabile, fastidiosa, fonte di disagio e di ansia! Tutte le analisi che abbiamo sentito in piena pandemia, sulle conseguenze psicologiche dell’isolamento di giovani e meno giovani, si sono improvvisamente materializzate per quella prof. durante il dialogo con i suoi alunni…

Così, quando la scorsa settimana è diventata quasi virale la notizia del “Malpighi” di Bologna che, di concerto con le famiglie, ha vietato ai propri alunni l’uso dello smartphone durante tutta la permanenza scolastica (ricreazione inclusa), ci è sembrato evidente il file rouge che lega tale iniziativa al disagio diffuso che vivono oggi molti dei nostri adolescenti. Le motivazioni del preside e della rettrice delle scuole “Malpighi” lo esplicitano. Secondo l’esperienza del prof. Marco Ferrari, infatti: “I richiami sono inutili, è quasi impossibile chiedere ai ragazzi il distacco dall’uso pervasivo e distrattivo dello smartphone. Allora abbiamo deciso che occorreva un intervento educativo forte”. La rettrice Elena Ugolini afferma che apprendimento e relazioni sociali possono migliorare, “se abbiamo il coraggio di regalare ai nostri studenti la libertà da una dipendenza orami quasi insuperabile”.

Nel rimpallo della notizia tra le varie testate nazionali, Gramellini colpisce i lettori precisando che oggi la presenza è destinata “a soccombere sotto il peso dell’arma di distrazione di massa: Sua Maestà il Telefonino”.

Fa da contraltare ai tanti detrattori del divieto scolastico – peraltro comune a tante altre scuole italiane – la voce autorevole di Crepet, il quale afferma che "i telefonini sono utilizzati in classe e durante le lezioni anche perché sono una droga. Se si riesce ad interrompere questa dipendenza si fa del bene ai giovani e allo studio".

Insomma, oggi più che mai offrire ai nostri giovani occasioni significative di presenza e di relazione è il bene comune da perseguire per rispondere all’emergenza educativa, che non è secondaria rispetto alle altre che ci assillano.