N. 3 - Relazioni ed orizzonte di senso

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RELAZIONI ED ORIZZONTE DI SENSO

Il recente progetto propagandato da Valditara in merito all’educazione alle relazioni rischia di diventare l’ennesimo spezzettamento dell’unica azione educativo-didattica che non deve e non può disperdersi tra mille rivoli. Di certo il sapersi relazionare e il valore dell'altro non possono essere insegnati a lezione come si insegna un qualsiasi contenuto, e neppure semplicisticamente introducendo qualche metodologia attiva, partecipativa: da che mondo è mondo le relazioni si imparano… relazionandosi! a casa, a scuola, con gli amici, con un adulto che racconti e faccia vedere come fa lui, dentro un orizzonte di senso che viene trasmesso attraverso parole, azioni, modi di essere - quasi “per pressione osmotica” (come amava precisare don Giussani) rispetto a modalità virtuose del vivere. S’impara molto meno tramite discorsi. Un giovane è in grado di rispettare l’altro/a non tanto perché lo apprende a lezione, ma perché pian piano introietta un comportamento rispettoso che impara da ciascuno degli adulti della comunità educante – ciascuno per la sua parte -; perché impara a concepirsi parte di una comunità più grande e non sentirsi perfetto né padrone di tutto.

Se, al di là del tempo specifico che può essere dedicato a scuola in merito alle relazioni, già le regolari ore di lezione o tutto il resto della società continuano a proporre modelli basati su competizione, performance, individualismo, tecnocrazia, logica del profitto, i messaggi positivi che possono essere veicolati in un dialogo serio tra giovani e adulti di riferimento si disperderebbero molto facilmente!

Rimane senz’altro una buona educazione alle relazioni l’introduzione del giovane alla realtà attraverso i contributi dei grandi uomini che si studiano attraverso le discipline, quando questi contenuti si mettono in relazione con realtà vicine ed esemplari. Le ore di lezione sono piene di rappresentazioni della realtà mediate dalla letteratura e dall’arte; di suggestivi orizzonti del pensiero mediante la filosofia; di curiosità indagatrice mediante le varie branche della scienza; di abilità ideatrici e fattive mediante i campi applicativi della tecnica.

Purtroppo però per molti docenti insegnare ed educare sono due mondi separati, e preferiscono lasciare l'aspetto più propriamente formativo ed “etico” ad esperti e progetti, penalizzando così anche l’azione di docenti che ce la mettono tutta per “educare istruendo”. Forse il senso del progetto ministeriale intende recuperare questo gap, ma tale intento rischia di marcare ancor più una separazione tra l’aspetto più propriamente educativo e quello formativo dell’insegnamento. Solo se l’adulto che entra in classe è consapevole che le relazioni umane debbano iscriversi in una cornice più ampia di senso, e non possano ridursi agli aspetti “tecnici” implicati particolarmente nelle relazioni affettive, saprà offrire ai propri alunni degli input che li aiutino a formarsi un orizzonte entro cui costruire rapporti positivi e leali.

Ci sembra una prospettiva da approfondire quella che, in occasione di un recente seminario di Diesse sull’orientamento, ha delineato ad alcuni docenti il prof. Nicoli: “È necessaria alle scuole di oggi una svolta unitaria, culturale ed educativa, in cui l’insegnamento proceda per orchestrazione dei saperi, non per mera didattica disciplinare, ma attraverso una didattica della realtà e della persona che punta all’appropriazione di una cultura consistente perché scoperta, provata, condivisa. Ciò richiede che gli insegnanti sappiano padroneggiare a tal punto i saperi da essere capaci di orchestrarli in diversi modi, secondo un approccio sensibile in quanto corrisponde al nostro tempo ed ai nostri ragazzi. (…) È necessaria un'intesa tra tutti i docenti del Consiglio di classe (…) Un percorso di orientamento unitario non ha bisogno che tutti i docenti siano specialisti di orientamento, ma specialisti di mondo, di cultura, di sapere vivo”.

Senza un ripensamento dell’istituzione scuola e del compito personale del docente così come tratteggiato sopra, anche il calo generalizzato degli studenti italiani in quasi tutti gli ambiti disciplinari (come risulta dall'indagine Ocse-Pisa, dalle prove Invalsi e da Eduscopio) può essere letto come effetto di un disorientamento e una demotivazione generalizzati, dati anche dalla frammentarietà della proposta educativo-didattica, che si disperde in tante diramazioni spesso scollegate, quindi faticose e disincentivanti agli occhi dei giovani.