N.16 - Una provocazione adeguata per riaprire la partita

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«È interessante ricordare qual è il compito della scuola, ma nel farlo non possiamo prescindere dal disagio attuale, perché senza avere presente tutti e due i fattori finiremmo con il dire: «D’accordo, la scuola ha questo compito, ma poi nella realtà ci sono questioni che ci impediscono di compiere lo scopo per cui esiste», e così chiuderemmo la partita. Il compito della scuola è insegnare, […] cioè trasmettere alle nuove generazioni la ricchezza accumulata da un popolo, affinché ogni suo nuovo membro non debba rifare tutto il percorso da capo. Se così non fosse, vivremmo ancora nelle caverne» [da “Insegnare oggi. Nuovi contesti e nuove sfide”, pag. 8].
Proseguiamo la pubblicazione dei contributi che ci pervengono a seguito del lavoro sul testo dell’incontro svoltosi l’11 ottobre scorso con Julian Carrón.

Quest'anno mi sto giocando la partita in una scuola nuova. Tutto è cambiato ancora una volta: alunni, colleghi, dirigente. L'altro giorno abbiamo avuto un collegio docenti e tra i temi all'ordine del giorno c'era anche l'individuazione di criteri per la valutazione del merito dei docenti da proporre come base di discussione per il nucleo di valutazione deputato appunto a questo scopo. La preside, qualche giorno prima del collegio, aveva suggerito dei criteri di valutazione, e aveva chiesto a ciascun docente di esprimere un voto utilizzando come strumento statistico il sondaggio. Durante il collegio ci informa dei risultati del sondaggio, stendendo la classifica dei criteri più votati. A un certo punto della discussione si ferma e punta il dito verso me, che ero seduto come di consueto all'ultimo posto pronto alla fuga, per chiedermi se fossi disponibile a darle una mano per costruire un modello matematico (presunto) con cui elaborare un sistema equo di valutazione a partire da quei criteri. Chiamato in causa, prendo la parola e d’impeto innanzitutto offro la mia disponibilità a collaborare.
Ho cominciato a porre domande del tipo: “Come misuriamo questa capacità? Con quale strumento?” Ho voluto subito mettere in luce l’aspetto di complessità del problema a cui si voleva sfuggire relegando la soluzione ad un astratto modello matematico. La discussione più o meno è terminata lì.

L’indomani, avendoci riflettuto più a fondo, vado dalla preside e il dialogo continua e si fa più fitto e propongo alcune osservazioni:

  • Questa della valutazione è un’occasione per chiederci come scuola a che cosa vogliamo dare valore. Cosa vogliamo valutare? Cosa occorre guardare? Su che cosa dovrebbe far leva il merito di un docente? In fondo la questione è qual è lo scopo del nostro lavoro.
  • Come facciamo a misurare un bene immateriale come può essere l’educazione della persona? (Ci sono fattori come il tempo che giocano in educazione e che rendono difficile una valutazione)
  • Occorre forse cercare un sistema che tenda a giustizia minima? È impossibile realizzare un sistema totalmente giusto. In ogni caso occorre darsi degli strumenti di misura che permettano di ancorare a dati misurabili le nostre valutazioni.
  • Infine le suggerisco di aprire un lavoro e un dibattito a scuola su quello di cui avevamo discusso, lasciando la possibilità a tutti i docenti di proporre dei criteri per la valutazione con quest’attenzione particolare: che assieme ai criteri vengano contestualmente suggeriti anche degli strumenti di misurazione.
Insomma si apre un bel dialogo.

Vi propongo alcune considerazioni che scaturiscono da questo iniziale lavoro.
Se non si parte con pregiudizi negativi è facile accorgersi che in un dialogo è possibile affrontare anche le incombenze scolastiche in modo diverso. Ciò che abbiamo ricevuto come esperienza e come provocazione a Bologna [Convention Scuola 2015, ndr] è come un potenziale di cui neanche noi abbiamo percezione fino in fondo, a cui noi per primi non diamo molto credito: ne prendiamo atto, ne comprendiamo la portata solo dopo che questo potenziale viene fatto agire. Le cose che ho detto alla preside per me sono scontate, quasi insignificanti, mi sembrano poco, un quasi niente. Per lei no, tanto che a partire dalla discussione fatta ha deciso di convocare un ulteriore momento di dialogo per rimettere a tema con tutti i docenti i criteri e lo scopo del nostro fare scuola.
Detto ciò, adesso si apre una prospettiva interessante rispetto alla quale ho bisogno di aiuto. E in questo chiedo il vostro contributo. Sarebbe bello poterne discutere assieme. Intanto vi invio un primo nucleo di criteri sui quali intendiamo lavorare.
Vi ringrazio.

Volentieri accogliamo la richiesta del nostro amico per cui rilanciamo a chi ci legge il suo invito a dialogare mettendo a disposizione di chi lo desidera questo spazio di confronto.