N.17 - "Ora che il treno ha fischiato…"

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La XVI edizione de I Colloqui Fiorentini – Nihil Alienum, dedicata quest’anno a Luigi Pirandello, “Ora che il treno ha fischiato…” svoltasi a Firenze nei giorni 2-4 marzo scorsi si è conclusa con un bilancio assai positivo. Non solo per i numeri: il convegno fiorentino ha visto la partecipazione di 3.000 studenti e 500 docenti da oltre 230 scuole di tutte e 20 le regioni d’Italia, forse l’evento culturale destinato agli studenti più importante oggi in Italia.

Ma c’è un altro aspetto. Negli ultimi anni, ed in questa edizione con particolare forza, si è reso evidente il valore profondo, che rappresenta un po’ la vera natura di questa iniziativa: un evento che rimette in moto l’ “io” di chi vi partecipa, insegnanti e studenti che siano. E nulla lo può impedire: d’improvviso non esistono ostacoli burocratici e la grigia ombra della routine quotidiana, di quel vivere che taglia le gambe, si dissolve; non esistono problemi economici (per molti dei partecipanti oltre alla quota di iscrizione ci sono da sostenere le spese di viaggio e di pernottamento); non esistono imprevisti (una studentessa è stata investita tre giorni prima del convegno con rottura del legamento e della tibia, le hanno fissato l’operazione per il primo giorno dei Colloqui, ma lei ha rifiutato: “No, giovedì cominciano i Colloqui e io ci sarò”. Si è fatta operare il lunedì successivo). Perché quando in gioco c’è il proprio “io”, tutto il resto passa in secondo piano.
Non è trionfalismo, è solo ciò che accade, che ci accade. E Pirandello lo sapeva bene, lui che racchiude nella possibilità imprevista di un evento impossibile la svolta dell’esistenza di tanti suoi personaggi: “Ora che il treno ha fischiato…” tutto può cambiare, tutto già è cambiato. E in quei tre punti di sospensione c’è tutto, non solo la sorpresa di un modo diverso di poter far scuola, ma addirittura di un modo diverso di poter vivere. Anzi, proprio per l’intuizione di un modo nuovo di poter vivere, c’è anche la speranza di un modo nuovo di insegnare.

In un istituto tecnico di Prato, durante un incontro voluto da quattro studentesse che hanno partecipato ai Colloqui e che hanno voluto raccontare ai propri genitori, docenti e compagni l’esperienza vissuta al convegno, sono entrate nell’auditorium tutte vestite di nero, con una maschera bianca di carta sul volto. Si sono schierate di fronte ai partecipanti. Ad un certo punto una di loro ha soffiato in un fischietto. Forte. “Anche per noi il treno ha fischiato” ai Colloqui Fiorentini. Poi si sono tolte le maschere e le hanno stracciate, gettandole a terra.

“Anche per noi il treno ha fischiato” in un istituto tecnico della periferia di Prato.
E questa è la seconda sottolineatura dell’esperienza di quest’anno: i Colloqui sono avvertiti da un numero sempre più ampio di persone come una possibilità di riscatto dell’insegnamento nel quotidiano, nelle scuole, nelle classi, tutti i giorni e sempre meno come una bella effimera parentesi culturale.
Un docente del comitato didattico dei Colloqui che ha invitato alcuni suoi colleghi per la prima volta raccontava che al rientro a scuola uno di loro gli ha confessato: “Oggi comincio Svevo, ma con lo stesso metodo dei Colloqui” e gli brillavano gli occhi.
E la quotidianità scolastica diviene il luogo dell’evento, del fischio del treno, che spalanca un orizzonte di bellezza in cui finalmente l’ “io” si riconosce, si sente a casa, respira. Come Ciaula, che scopre la luna e da quel momento sa chi è lui, che lui non è un animale, che lui è fatto per quella bellezza: “E Ciaula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore.

L’esperienza dei Colloqui è un messaggio chiaro anche alla scuola italiana che si interroga sempre di più sulla sua qualità e sui processi di miglioramento: la prima e fondamentale questione oggi è risvegliare la passione di insegnare e di conoscere, sostenerla, condividerla, rimettere al centro esperienze vive di scuola.